La mamma che custodisce il figlio è una presenza d’amore che difende e dà la possibilità di vivere.
E’ quanto ti viene chiesto nella tua preghiera di Natale: dare a Gesù la possibilità di esistere.
Se è vero che “non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ” (Gv 15,13), questo non implica solo la testimonianza radicale del martirio, ma anche quell’amore che dà all’altro la possibilità di esistere e di vivere in pienezza.
Lo avrai sperimentato molte volte in un rapporto di amicizia: se tu ti chiudi all’altro, se lo ignori, se lo giudichi o gli fai pesare le sue colpe, anch’egli si chiuderà a sua volta; se invece sei capace di amare e di perdonare, riuscirai a sprigionare in lui energie e potenzialità che forse non credeva neppure di possedere.
Dai a Gesù la possibilità di vivere in te! Accoglilo, amalo nella tua preghiera: donagli la vita! Custodire Gesù in te significherà soprattutto fare attenzione ai molti ostacoli che ne possono impedire la nascita e la crescita.
Gesù stesso ne ha parlato, raccontando ai suoi discepoli una parabola, in cui la Parola viene paragonata ad un seme in cerca di un terreno fecondo (cfr. Mc 4,1-20).
Esistono diverse specie di terreno. La strada, troppo arida e battuta, non può permettere che il seme germogli: vengono gli uccelli e lo divorano.
Il primo nemico che sei chiamato a sconfiggere è l’incostanza. Se il Vangelo o le realtà spirituali ti sfiorano solo in superficie, ma non trovano in te sufficienti spazi di accoglienza, non possono portare frutto.
Ci sono terreni molto sassosi, in cui la terra dà al seme una piccola speranza, ma ben presto si rivela insufficiente per aiutarlo a fruttificare: se non hai radici profonde, ti lasci vincere dalla sfiducia e il seme non può nascere.
Sul tuo desiderio di accogliere Gesù prevale lo scoraggiamento di fronte a prove, incertezze e tentazioni.
Altre volte il seme cade in mezzo alle spine, che Gesù identifica con “le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie ” (Mc 4,19), cose tutte che non lasciano spazio alla Parola.
La soffocano, togliendole l’aria per respirare.
Accogliere Gesù nel tuo cuore non può identificarsi con il gesto di un momento; c’è un lungo lavoro da fare per verificare che il tuo cuore non si lasci impigliare in preoccupazioni, bisogni, ansie e cattivi desideri che ti condurrebbero lontano da Lui. Così facendo, non Gli lasceresti il Suo spazio vitale.
C’è, infine, il terreno buono, che permette alla Parola di crescere e portare frutto, in una misura infinitamente sproporzionata rispetto alle attese o ai meriti dell’uomo (cfr. Mc 4,20). Non c’è paragone fra le tue capacità, i tuoi doni naturali e quello che Gesù può fare in te e attraverso di te, se tu Lo accogli e Lo lasci agire.