Quaggiù le pene hanno sempre fine, come in purgatorio; Dio non permette che siamo provati al di sopra delle nostre forze.

Lettura:
Morto Erode, un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che volevano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.
(Matteo 3,19-23)
Seconda lettura:
“Fiducia e perseveranza”
(S.Teresa G.B. MB 253)

Durante l’orazione i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio; aprii le epistole di San Paolo per cercare una risposta. I capitoli 12 e 13 della prima Lettera ai Corinzi mi caddero sotto gli occhi. Lessi nel primo che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chiesa é composta di diverse membra e che l’occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m’innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo.

    “Tutto passa”, Dio non ci abbandona;
    impariamo da Giuseppe la virtù della prudenza;
    aiutiamoci, Dio ci aiuterà.

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