Possiamo ispirarci in modo particolare al testo di una sua poesia, intitolata ” Pastori che vegliate ” . Teresa d’Avila non era una poetessa di professione, e i suoi pochi versi non sono neppure particolarmente belli e ispirati, com’è invece la poesia del suo contemporaneo san Giovanni della Croce. La santa si limitava semplicemente a produrre piccole composizioni che dovevano servire per lo più all’animazione delle principali feste o a momenti ricreativi nell’ambito della sua comunità.
In uno di questi poemetti, rivolgendosi idealmente ai pastori che vegliano per custodire il loro gregge, Teresa ripete l’annuncio della notte di Natale: è nato il Salvatore, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo! La prima parola rivolta ai pastori è l’invito a soffermarsi sulla povertà e sulla piccolezza che caratterizzano la venuta del Redentore: nasce così istintivamente il desiderio di difenderlo e di proteggerlo. I pastori sono tutti intenti a custodire quanto possiedono, il proprio gregge; il Salvatore si presenta loro così piccolo e così povero che essi devono necessariamente distogliere gli occhi dalle loro cose per impegnarsi a custodire questo Bambino.
Custodire Gesù Bambino: è il primo messaggio di Natale! Se vuoi vivere bene la tua preghiera di Natale, lasciati prima di tutto stupire da questo paradosso: il Dio onnipotente, creatore di tutte le cose, si presenta a te così piccolo e povero da avere bisogno di te, delle tue cure. Se hai di fronte a te una statua o un’immagine di Cesù Bambino, non ti sarà difficile accogliere questo suo invito.
Puoi sentire lo stesso invito leggendo il Vangelo, quando Gesù ti invita a leggere, meditare e custodire la sua Parola per metterla in pratica: “mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica ” (Lc 8,21). Che l’ascolto della Parola generi un rapporto di fraternità con Gesù, lo possiamo capire bene; ma Egli dice qualcosa di più: se tu ascolti la Parola diventi madre per Gesù, lo generi agli altri come Maria lo ha generato all’umanità! Sei chiamato ad avere un’attenzione materna nei riguardi della Parola che è Gesù, Lo devi accogliere, guardare con amore, custodire, difendere, proteggere…
Il mistero dell’Incarnazione illumina da vicino il mistero della Parola. Il Figlio di Dio viene a te come un bambino, povero, piccolo, indifeso e bisognoso di protezione. Lo stesso accade quando Dio ti parla. Che cosa ci può essere di più debole e fragile di una parola? Non appena viene pronunciata, non esiste più! Corre il rischio di non venire ascoltata, di essere rifiutata, fraintesa o dimenticata. Eppure, Dio si rivela a te come Parola.
Lo stesso mistero si compie nell’Eucaristia. Che cosa vedi di più piccolo, povero, essenziale di un pezzo di pane? E’ il segno attraverso cui Gesù si comunica a te e ti dona il suo Spirito di vita! Anche l’Eucaristia chiede di essere accolta con amore, custodita, difesa, protetta perché è una Presenza talmente nascosta e silenziosa che vuole aver bisogno delle tue cure e del tuo amore.
Un mistero simile si compie ancora ogni volta che un fratello o una sorella ti rivela la sua povertà e chiede di essere ascoltato, aiutato. Può desiderare da te un consiglio, un aiuto materiale, un po’ di pazienza nell’ascolto, o semplicemente un sorriso o un po’ di incoraggiamento, ma la sostanza è questa: quel fratello ha bisogno di te!
Prova a guardare Gesù Bambino da questo punto di vista; non è semplicemente un fatto devozionale o un vago sentimentalismo: in quel Bambino puoi leggere il mistero di un Dio che viene a te nella Parola, nell’Eucaristia e nel fratello povero e bisognoso del tuo aiuto.