DOMENICA  DELLE  PALME

 

 

“Lo rifarei oggi per ciascuno di voi”

 

Se il racconto delle ultime ore di Gesù risveglierà in noi sentimenti giusti e ci toccherà il cuore, noi non potremo comportarci come gente che ha ascoltato la storia di un evento passato. Possiamo forse dimenticare che questo Gesù è risorto ed è vivo? Ne consegue – se è risorto e vivo qui – che siamo obbligati a passare da un racconto in terza persona, “questo gli accadde”, a un dialogo a tu per Tu. Non si può rileggere la Passione senza poi alzare gli occhi al Signore per qualche pensiero. O forse solo per qualche grande palpito del cuore: “Signore, ti siamo immensamente riconoscenti. Signore, siamo stupiti di questa tua storia che nessuno di noi ti aveva chiesto. Siamo anche un po’ confusi, perché essa  ci rivela  quanto ci hai amati, e forse non stiamo comprendendo e contraccambiando l’amore come Tu ti aspetteresti”.

 

Ma Gesù a sua volta  non cambia, ed è ancora Lui che ci conforta. Prima di tutto, vivo e risorto, ci conferma che per noi ricomincerebbe da capo: “Non rimpiango nulla della mia passione e  morte. Lo rifarei oggi per ciascuno di voi”.

Questo è Dio. Il suo amore non cambia e, proprio perché è un amore che attende una risposta, chiede a ciascuno di noi se vogliamo fare un passo avanti verso di lui: “Volete? Avendo risentito la storia del mio amore per voi che io rivivrei, volete provare a ricambiarlo meglio?”.

Lo chiede a chi di noi è più vicino a lui, a chi di noi è più lontano, non importa: “Provate ad amarmi!”. Questo invito ha molti significati: “Io ci sono, il mio Tabernacolo è per voi, venite! Io ci sono, il mio  perdono è per voi, accettatelo! Io ci sono, la mia parola è per voi, ascoltatela! Io  sono nei fratelli più poveri, venite a cercarmi!”.

La Passione deve concludersi in un dialogo, che è attuale quanto mai e ha il grande pregio – poiché Gesù è vivo – di continuare nei giorni. Un racconto si dimentica, non possiamo ricordarlo come lo abbiamo ascoltato, ma un colloquio non si dimentica, se deve diventare vita.

Allora guardiamo questo Gesù che ci guarda, e facciamo in modo che la nostra professione di fede non sia una formula recitata, ma la voce del cuore: nelle parole, che sono giustamente quelle, Gesù sentirà che gli stiamo rispondendo il nostro “Sì”.

Don Giuseppe Pollano