Giovedì, 6 gennaio 2000 EPIFANIA DEL SIGNORE
Oggi, fratelli e sorelle, ancora convenuti qui per la vostra Fede, la grazia di gioire perché siete cristiani e di rinnovare, in qualche modo, la scena di questa visita misteriosa a Gesù bimbo, sia con tutti voi – E con il tuo Spirito.
La Chiesa ha sempre inteso questa solennità epifanica come la ‘solennità di Gesù’, venuto per tutti. Raccogliamo dunque nel nostro cuore la totalità del mondo, presentiamola a Dio, che tanto la ama e la vuole salvare.
Offriamogli anche, fratelli e sorelle, la purezza dei nostri cuori. Siamo peccatori, ma siamo nella Misericordia di Dio e gli chiediamo perdono. Confesso…
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
Cominciamo il commento a questa pagina di Vangelo leggendo due frasi del documento con cui, G. Paolo II, ha lanciato il Giubileo.
La prima delle frasi dice così: “Ci sono, oggi nel mondo, molti che sono alla ricerca di un segno propizio che gli aiuti a scorgere le tracce della presenza di Dio nel nostro tempo”.
Dunque molti e molte che aspettano un segno, attualizzando il Vangelo potremmo dire che aspettano di vedere la loro ‘stella’.
L’altra frase del documento dice: “ed esistono persone che lasciano dietro di sé come un ‘sovrappiù’ di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che coinvolge e sostiene gli altri”.
Ecco le ‘stelle’, no?! Ecco le persone che, quell’altro genere di persone che sta cercando, ha appunto bisogno di incontrare.
Allora, carissimi fratelli e sorelle, per rendere vero questo giorno e poiché siete qui, credenti…, lasciate che vi domandi: vi piacerebbe? Desiderate essere di quelle persone che nella vita di ogni giorno, umile e semplice, lasciano dietro di sé come un ‘sovrappiù’ di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che coinvolge e sostiene gli altri, quelli appunto, che stanno cercando un segno che li aiuti a trovare la presenza di Dio.
Rispondere di sì con il nostro cuore, mi sembra il frutto concreto, essenziale di un giorno come questo. Vuol dire entrarci davvero a condizione, si capisce, che questo giorno lo capiamo nella sua “sconfinata” grandezza; il che evidentemente, il cristiano vuole essere il ‘segno’ per qualcun altro, nella misura che è convinto che ne valga la pena.
Dunque, a Dio diciamo “Sì, accettiamo di essere quelle persone che vivendo con un sovrappiù di amore, diventano segno per molte altre che ti cercano, Signore”, e lo facciamo consapevoli che proprio questa, e soltanto questa l’urgenza della nostra epoca. E dico ‘epoca’ per non dire un mese, o un anno, o un certo tempo. Ma per dire una di quelle pagine della storia che bisogna, assolutamente, realizzare.
Dunque, questa scena dell’Epifania è la scena della nostra epoca, perché? Le ragioni sono chiare.
Chi abbiamo ritrovato in questa scena? Certamente abbiamo ritrovato Lui, il Verbo di Dio fatto uomo, abbiamo ritrovato il bambino nel cuore della sua piccola famiglia. Abbiamo ritrovato il Dio che superando, anche qui, incalcolabili distanze è venuto, si è reso visibile. Il grande viaggio evidentemente non lo fanno i Magi, lo fa Dio venendo fino a noi. Lo fa Dio passando dall’infinito al finito; dall’assoluto al relativo; dall’eterno al tempo, è Lui che supera tutto ed eccolo qui: un bambino visibile, tangibile, un bambino.
La prima grande verità è che Dio si è reso visibile ed è evidente che, se si rende visibile è perché lo guardiamo. È una ‘ostensione’ questo piccolo bambino, lì a Betlemme. È già dinanzi agli occhi di tutti, non vuole non essere visto, non è venuto per il nascondimento. Un Dio che si vuole far vedere perché vuole attirare a sé l’occhio famelico, assetato, di tutti noi, povere creature, che continuiamo a guardare, a guardare, a guardare, a cercare gli occhi degli altri, la faccia degli altri, i gesti degli altri e non troviamo mai niente dietro.
Dio è venuto a dire “Guardami!”. E anche qui, la Parola della Chiesa è molto adatta. Questo Documento, come sapete, inizia con una raccomandazione centrale: “Fissate Gesù Cristo”; dunque Dio è visibile e il mondo ha bisogno di vederlo.
Se non fosse così, potremmo starcene tranquilli a casa nostra. Ma Dio è visibile, e il mondo ha bisogno di vederlo. Ci vuole qualcuno che, con amore e con coraggio si metta di mezzo fra questo grande evento: l’apparizione di Dio e questo grande bisogno .
I nostri occhi vuoti…, quel qualcuno siamo appunto noi.
Un Dio visibile in una carne come la nostra, con uno scopo ben preciso che noi conosciamo benissimo: risolvere il nostro mistero. Nel Concilio c’è una frase ‘molto’ bella, tra le più belle forse, di quel Concilio: “Nel Mistero del Verbo fatto uomo, trova spiegazione il mistero dell’uomo stesso”.
Due misteri vedete, il nostro: tu che vivi, vai avanti…, e sei abbastanza misterioso per te stesso e, il mistero di Dio il quale si fa uomo come noi, e viene a prendere parte alla nostra esperienza. Ma, come sappiamo è la spiegazione: “Venite a me voi tutti che siete affannati e oppressi e Io vi ristorerò”. Oh fratelli, Gesù non parla soltanto dell’affanno del dolore, dell’angoscia, parla proprio di quell’affanno più profondo che ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa di solido.
“Chi costruisce su di me, costruisce sulla pietra, non costruite sulla sabbia, non c’è altro significato al mondo di quello che ‘Io’ porto”. E il Papa ha ribadito con grande forza, in questi tempi così relativistici, così confusi: “Gesù è la vera novità che supera ogni attesa dell’umanità e tale rimarrà sempre”. Ecco chi è Gesù.
Allora Lui si rende visibile e il suo mistero mi sconvolge. Perché dice la Lett. Agli Ebrei a proposito di Gesù: “Avendo dinanzi a sé la gioia Egli si sottopose alla croce”.
Ecco il mistero di questo Mistero.
Perché ti sei sottoposto alla croce avendo davanti a te la gioia con pieno diritto di averla? Io avrei scelto la gioia…
Ebbene Dio è capace anche di questo: scegliere la croce per dare senso anche al “non senso”; per dare significato al “niente del niente”; per ‘riscattare’ tutto e allora il tuo Mistero. Tu che entri nella mia umanità, sai benissimo che cosa ti accadrà. Tu ti rendi visibile, a un certo punto sarai così brutto sulla croce che, distoglieremo gli occhi da te perché ci farai letteralmente orrore, e Tu rimani visibile lo stesso; entri dentro a questa umanità per sollevarla tutta – Tu, Verbo di Dio – e dire: “ha senso esistere se si viene da me”.
Ecco questo è il primo forte pensiero che dobbiamo avere: la rivelazione di Dio che ci dice: “Guardatemi e troverete significato e gioia”. Ma certo voi lo capite, il cristiano deve essere convinto lui per primo di questo, qui non siamo mica a verità da pochi soldi, eh; qui siamo alla sostanza dell’essere stesso, al profondo, alla radice di tutto sicché, il cristiano è pure uno come tutto gli altri, porta dentro questo zoccolo duro – diremo -, questa convinzione incrollabile: che Dio c’è, che Dio è il senso di tutto; che lui, il cristiano ‘condivide’ con Dio la vita; che ha la pace e la forza di Dio, eh sì questo è il cristiano.
D’accordo, possiamo avere le nostre crisi, le nostre difficoltà, tutto ciò che ci accade…, ma la roccia non si infrange, ma radicati in Gesù Cristo, niente e nessuno ci sradica da Gesù Cristo. Siamo di Gesù Cristo.
E allora, ecco la seconda grande idea. Questo venire di gente ‘da lontano’.
Perché è vero che Dio s’è reso visibile, ma voi capite, se quelli non arrivavano, non lo vedevano. C’è anche tutto un movimento da parte dell’umanità che risponde, diciamo nel suo piccolo, a quel grande viaggio di Dio verso di noi. Anche noi ci muoveremo verso di Te, e ciò che con una parola, per noi è molto corrente, si chiama: “La ricerca”, la ricerca di Dio.
Questi Magi, questi personaggi simboleggiano molto bene alcune situazioni.
Primo: sono molto estranei. Rappresentano la ‘estraneità’ di molte persone riguardo a Dio, come Dio non fosse; come non avesse importanza; oppure come essendoci dovesse essere un altro da quello che è; dovesse far diverso, oppure…, insomma, estraneità.
“Ho messo le tende lontano da te, e sto lì…”, Apostasia, hanno detto i vescovi non tanto tempo fa, “me ne sto lontano…”. Ebbene, questi uomini cosa fanno? Rompono l’estraneità, decidono di muoversi e partono.
Oh, dobbiamo ottenerla questa grazia, per tanti fratelli e sorelle che rinuncino alla loro estraneità rispetto a Dio e decidano di cominciare il viaggio. Di mettersi per strada nel lungo pellegrinaggio verso Betlemme, anche questo è molto giubilare, no?!
“Cammina, cammina, esci dalla tua casa, vai per i campi incolti, non aver paura del deserto; cammina, cammina…, va a cercare Colui di cui hai bisogno che è Dio.
E badate che questo serve anche a noi. Chi di noi oserebbe dire: “in me non c’è nulla di estraneo a Dio!”, eeh no, non sarebbe vero. I miei peccati sono estranei a Dio, i miei difetti, le mie durezze di cuore e così via.
Ma non me ne sto lì, come uno che dice: “Non mi muoverò più, cristiano così sono e cristiano così resto”, e perché? Muoviti, anche tu, mettiti per strada.
E allora, dopo il cammino, il ritrovamento e la gioia.
Io vi auguro, fratelli carissimi, che voi conosciate questa gioia di ritrovare Dio, di ritrovarlo, trovarlo, ritrovarlo…: una preghiera ben riuscita, una confessione ben fatta, una opera buona che ti riempie il cuore, una fraternità, insomma…; quella gioia che viene proprio dal fatto, che in un modo o nell’altro, hai trovato un’altra volta Dio.
Oh sì, queste sono le nostre gioie no?! Bene, esse arrivano e, il Vangelo sottolinea, una grandissima gioia rimane. Dopo di che cosa fanno? Beh, si comportano come chi ha trovato, oramai, il punto culminante: ‘adorano’ hanno trovato il senso di tutto; ‘donano’ si donano e poi ricominciano la loro vita, ma non più come prima perché il punto culminante, ora si chiama Gesù. Questo è l’altro aspetto della scena.
Noi vogliamo essere il segno, le persone che hanno un più di amore, di purezza, di bontà e attirano le altre. Noi vogliamo proprio questo.
Convinti che il tempo in cui Dio si rende particolarmente visibile, si schiaccia quasi contro i nostri occhi per essere visto, Dio in questo tempo. Fa di tutto, dà mille segni, e siamo convinti che…, che tanti devono alzarsi e mettersi in ricerca per avere quella famosa gioia: “Ti ho trovato Signore, ora ci vedo, ora credo, ora so”.
È bello vivere così, proprio la vita quotidiana, non poi la vita delle celebrazioni; la vita di tutti i giorni dove incontrate persone, come sappiamo tutti, con il loro mille problemi, ma voi, siete le persone che hanno un ‘sovrappiù di amore, di purezza e di giustizia’.
Ricordatevi di volerlo essere, fratelli e sorelle.
È come un debito che abbiamo con chi non è cristiano. Dobbiamo essere segni, ‘testimoni’, una parola che sappiamo bene a memoria. Dunque dobbiamo essere la ‘stella’ che guida qualcuno. Non crediate che sia una presunzione, è semplicemente il nostro mandato.
Guardatevi attorno, nella vita di casa vostra: la famiglia, il gruppo di lavoro, l’ambiente e la vita sociale…, vedete un po’ se non potete acquistare luce, in qualche modo essere notati, di più e meglio, perché siete cristiani. Non potreste fare miglior dono, credetelo sinceramente a Dio oggi.
Quella Epifania è là, ma questa ‘epifania’, che siamo tutti noi, è qua. Facciamola splendere. Come sarà consolato quel bambino, che non ha detto niente, eppure è il centro di tutto. Quella Madre, che non ha detto niente, eppure anche oggi regge le sorti del mondo. Ecco, camminiamo così.
Offriamoci nella Eucarestia e rendiamo grazie. Di poter capire con il cuore e realizzare con la vita questa splendida maniera di ‘capirla’, la nostra vita.
A Dio, regaliamo la nostra Fede perché la faccia ridiscendere, come dire, come una pioggia di scintille di luce nel cuore di tanti che ne hanno bisogno. Credo…
Come i veri figli di Dio rivolgiamoci con tanta familiarità, tanta fiducia al Signore che ci ascolta. O Signore che ci hai chiamati alla fede, ascoltaci.
Ascoltaci Padre e accogli il dono dei nostri cuori che ti amano. Vorremmo amarti tanto quanto meriti, cogli la nostra intenzione buona, la grande preghiera che Maria fa per noi ed esaudisci per amore di Cristo tuo Figlio, nostro Signore. Amen