Siamo nel 1897. Due giovani carmelitane conversano nel Carmelo di Lisieux. Una di loro, Suor Teresina del Bambin Gesù, si approssima alla fine della sua vita e all’apice della santità. L’altra, che nutre per lei vera ammirazione, è una novizia proveniente da Parigi, Suor Maria della Trinità.
Innanzitutto è necessario credere nel Papa
Le due conversano sulla via spirituale che Suor Teresina insegnava: “la piccola via”. Di fronte alle insistenti domande della novizia, la santa e dottore della Chiesa afferma con assoluta sicurezza: – Se ti sto inducendo in errore con la mia piccola via d’amore, non temere che io ti permetta di seguirla per molto tempo. Apparirei subito per dirti di prendere un’altra direzione. Se io non torno, credi nella verità delle mie parole:nel buon Dio tanto potente e misericordioso, non si confida mai troppo. Da Lui si ottiene tutto quanto si spera.
- Sono così convinta di quanto mi dici, che anche se il Papa dicesse che ti stai sbagliando, non gli crederei…Santa Teresina corregge immediatamente la giovane religiosa, molto fervida, ma un po’sventata: – Oh! Questo no! Per prima cosa bisogna credere nel Papa, comunque, non aver paura che egli ti venga a dire di cambiare via: non gli darei il tempo, perché, se arrivando in Cielo mi rendessi conto che ti ho indotta in errore, otterrei dal buon Dio l’autorizzazione per venire immediatamente ad avvertirti. Fino a quel momento però, devi credere che la mia via è sicura, dunque, seguila fedelmente.
Un angoscioso problema finanziario
Sfogliando gli atti del processo di beatificazione della Serva di Dio, abbiamo trovato, oltre ai suoi scritti e alle dichiarazioni dei testimoni, anche la relazione dei miracoli da lei realizzati post mortem. In uno di questi, operato nel monastero carmelitano di Gallipoli, Santa Teresina conferma la sicurezza e la santità della sua “piccola via”. Nel mese di gennaio del 1910, il Carmelo di Gallipoli si trovava in una situazione economica catastrofica.
A causa di un periodo di carestia, ad ogni suora era concesso un chilo di pane alla settimana; c’erano giorni in cui, non avendo nulla da mangiare al posto di andare al refettorio, si recavano in cappella a pregare. È passata di lì una religiosa della Congregazione delle Marcelline, di Milano, la quale ha parlato loro della giovane Serva di Dio Teresina del Bambin Gesù ed ha donato loro la traduzione italiana della Storia di un’Anima.
Le carmelitane di Gallipoli entusiasmate per la loro sorella d’abito, morta in odore di santità in Francia, hanno iniziato, con la sua intercessione, un triduo alla Santissima Trinità, chiedendo la soluzione del loro angoscioso problema finanziario. Il giorno 16 dello stesso mese di gennaio, Suor Maria Carmela del Cuore di Gesù, si è seriamente ammalata, per le preoccupazioni riguardo i debiti del suo monastero. La stessa narra quello che è accaduto quella notte.
“Ecco, tieni 500 lire per pagare i debiti”
Verso le tre del mattino – racconta – ho sentito che una mano mi copriva, teneramente, con la coperta che era caduta. Pensando che fosse una suora del convento, le ho detto senza aprire gli occhi: – Lasciami, sto sudando molto! Ho sentito allora una voce dolce e sconosciuta che mi diceva: – No, quello che sto facendo è una cosa buona. Ascolta, il buon Dio si serve degli abitanti del Cielo, come di quelli della terra, per soccorrere i suoi servitori. Prendi, ecco qui 500 lire per pagare i debiti della comunità.
Ho risposto: – I debiti della comunità sono solo di 300 lire. – Bene, – ribattè – ne resteranno 200; adesso, visto che non puoi tenere denaro nella cella, vieni con me. Allora, ho pensato: “Come faccio ad alzarmi? Sono piena di sudori”. In quel momento la celeste visione ha aggiunto sorridendo: “La bilocazione ci aiuterà“. Mi sono trovata immediatamente fuori dalla cella in compagnia di una giovane carmelitana il cui abito e velo lasciavano trasparire una luce paradisiaca che ci illuminava il cammino.
Lei mi ha condotto nella sala dove custodivamo il denaro in una piccola cassetta. Lì c’era la nota dei debiti della comunità, e lei vi ha depositato le 500 lire. L’ho guardata con un’ammirazione e piena di gioia mi sono prostata per ringraziarla, dicendo: “Oh! Mia Santa Madre!” (È così che le carmelitane si rivolgono a Santa Teresa d’Avila). Lei, però, accarezzandomi con molto affetto, mi ha detto: “No, non sono la nostra Santa Madre, sono la Serva di Dio Suor Teresina di Lisieux”. Quindi la giovane religiosa, dopo avermi accarezzato ancora una volta con amore, si è allontanata soavemente.
“La mia via è sicura e non mi sono sbagliata seguendola”
Attonita per quello che era appena accaduto, e pensando che Santa Teresina non avesse trovato la porta per uscire dal Carmelo, la Priora le ha detto un po’ ingenuamente: – Attenzione potrebbe sbagliare il cammino! – No, no, la mia via è sicura e non mi sono sbagliata seguendola – ha risposto la Santa con un sorriso celestiale. Suor Maria Carmela si è alzata immediatamente ed è andata alla Cappella.
Le religiose, notando in lei qualcosa di diverso, le hanno chiesto cosa fosse successo. Allora lei ha narrato la meravigliosa visione così tutte insieme sono andate a vedere la cassetta dove era custodito il denaro del Carmelo e là hanno trovato la banconota di 500 lire!
Il vescovo ha perso e le carmelitane hanno guadagnato
Ma non è finito qui il miracolo. Nei mesi successivi, la Serva di Dio è apparsa diverse volte alla fortunata Priora, parlandole di “cose spirituali” e dandole aiuti economici. Nella notte del 15 giugno, narra la Madre Carmela, “lei mi ha promesso di portarmi 100 lire”. Tuttavia, l’aspetto più pittoresco e grazioso di questo modo di fare di Santa Teresina è stato la maniera in cui ha fatto arrivare questa somma alle carmelitane di Gallipoli. Un giorno, il vescovo di questa diocesi, Mons. Gaetano ha raccontato loro di aver notato che nella sua cassetta mancava una banconota da 100 lire e sperava che Suor Teresina la portasse a loro… E così è successo! Il 6 agosto, la Santa di Lisieux è apparsa nuovamente a Madre Carmela, con in mano una banconota da 100 franchi, e le ha detto: “Il potere di Dio toglie o dà con la stessa facilità tanto nelle cose temporali che in quelle spirituali”. La Priora si è affrettata a devolvere questa somma al Vescovo, ma questi l’ha ritornata alle religiose.
“Queste ossa benedette faranno miracoli straordinari”
Il 5 settembre di quell’anno – vigilia dell’esumazione dei suoi resti mortali – la Serva di Dio è apparsa ancora una volta. “Dopo avermi parlato riguardo il bene spirituale della comunità – narra Madre Carmela – lei mi ha annunciato che nell’esumazione si sarebbero trovate soltanto ossa. Poi mi ha fatto capire i prodigi che avrebbe fatto in futuro.
“Stia sicura, mia cara Madre, che queste ossa benedette faranno miracoli straordinari e saranno armi potenti contro il demonio.” La Priora ha osservato che la Santa della “piccola via” appariva sempre all’aurora, il suo aspetto era bello e luminoso, le sue vesti brillavano come argento trasparente e le sue parole risuonavano come un coro angelico.
Una nuova conferma
Suor Teresina è tornata a manifestarsi in questo Carmelo l’anno seguente, questa volta a Mons. Nicola Giannattasio, Vescovo di Nardo, città vicina a Gallipoli, il quale aveva studiato la vita della Serva di Dio. Senza avere avuto conoscenza delle parole che lei aveva rivolto a Suor Maria della Trinità nel 1897, pensava che la risposta data alla Priora nel 1910 – “la mia via è sicura” – doveva essere intesa nel senso spirituale e come una conferma della sua “piccola via”.
Con l’idea di ottenere questa conferma, e di chiedere per sè e per la sua Diocesi la protezione della giovane Serva di Dio, ha deciso di fare un esperimento azzardato; ha collocato in una busta una banconota di 500 lire, insieme al suo biglietto da visita, nel quale ha scritto: In memoriam “La mia via è sicura ed io non mi sono ingannata” Suor Teresina del Bambin Gesù a Suor Carmela, Gallipoli, data 16 gennaio 1910.
Ora pro me quotidie ut Deus misereatur mei (Prega per me tutti i giorni, affinché Dio abbia pietà di me). Mons. Giannattasio ha sigillato la busta e l’ha consegnata alle carmelitane di Gallipoli, chiedendo loro di collocarla nella cassetta dove Santa Teresina aveva operato i miracoli. Poco tempo dopo è andato al Carmelo a predicare un ritiro, alla fine ha voluto vedere la busta. Essa era intatta, ma un pochino voluminosa… Aprendola, il vescovo ha trovato, non solo le 500 lire che aveva messo, ma addirittura 800, che egli ha dato immediatamente alle religiose.
Una delle banconote esalava un delicato profumo di rose. Tanto Mons. Giannattasio quanto le carmelitane hanno compreso che, tramite questo nuovo prodigio, Santa Teresina voleva manifestare chiaramente che la sua “piccola via” era sicura. Poche volte un cammino di perfezione è stato confermato da un’azione miracolosa così straordinaria. Possiamo immaginare la gioia di Suor Maria della Trinità nel prendere atto di questi fatti narrati dalle sue sorelle di vocazione del Carmelo di Gallipoli. “La Piccola Via” della sua cara maestra di novizie si confermava essere un cammino sicuro e che non portava all’errore…
La santità alla portata delle persone comuni
La stessa Santa Teresina spiega, nei “Manoscritti Autobiografici”, in che cosa consiste la sua “piccola via” di santificazione. “Sempre ho desiderato essere santa, ma – povera me! – sempre ho constatato, nel raffrontarmi ai santi, che tra loro e me esiste la stessa differenza che c’è tra una montagna la cui vetta si perde nel cielo ed il granello di sabbia scuro calpestato dai passanti. Lungi dal perdere coraggio, ho detto a me stessa: “Il buon Dio non può ispirare desideri irrealizzabili.
Dunque, nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Diventare grande, è impossibile; devo allora sopportarmi così come sono, con tutte le mie imperfezioni, ma voglio trovare un mezzo per andare in Cielo per una via piccola ma ben diritta, ben breve, una piccola via interamente nuova’.” In quell’epoca, riscuoteva un enorme successo l’ascensore, recentemente inventato, in quanto risparmiava alle persone lo sforzo di salire le scale.
Suor Teresina ha sentito un grande desiderio di “trovare un ascensore per elevarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per arrampicarmi sulla faticosa scala della perfezione”. Si è messa allora a cercare nei Libri Sacri e ha trovato questa riflessione: ” Se qualcuno è piccolino, che venga a Me” (Pr 9,4). Continuando la sua ricerca, ha trovato quest’altra affermazione: “Come una madre accarezza suo figlio, così Io vi consolerò, vi stringerò al petto”( Is 66, 12-13).
Allora ha concluso piena di giubilo: “Ah! L’ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le vostre braccia, o Gesù!” La lettura attenta ed amorosa dei Santi Vangeli le ha gettato più luce ancora: “Se non diventerete come fanciulli, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18, 3). “Lasciate che i bambini vengano a Me e non tratteneteli, perché il Regno di Dio è di coloro che gli assomigliano” ( Mc 10, 14).
Ecco dunque spiegato in che cosa consiste la “piccola via”, il cammino dell’infanzia spirituale. In essa, l’importante non è fare grandi mortificazioni corporali, ma accettare con umiltà la propria piccolezza, i propri limiti, ed avere un amore e una fiducia illimitata nella bontà di Dio. Come frutto di questo amore, è necessario un immenso desiderio di fare alla perfezione ogni atto della vita quotidiana.
Con la sua dottrina e, soprattutto, col suo esempio, la dolce Carmelitana di Lisieux ha dimostrato che la santità è accessibile a tutti. Lei “ha vissuto la santità pura e semplice, con tutto l’incanto e la seduzione dell’anima moderna, molto umana e molto prossima a noi”, afferma uno dei suoi più insigni biografi.
Con il canonizzarla – più ancora, col proclamarla Dottore della Chiesa – la Santa Chiesa ha ufficializzato la sua “piccola via” come un autentico cammino di santità. Questo è stato ribadito chiaramente dal Papa Benedetto XV, in un discorso tenuto il 14 agosto 1921: “Nel cammino dell’infanzia spirituale sta il segreto della santità per i fedeli del mondo intero”. E la bolla di canonizzazione segnala che per mezzo di Santa Teresina: Dio propone agli uomini un nuovo modello di santità, alla portata non solo di preti e suore, ma anche dei laici di ogni età e condizione sociale.
Rivista Araldi del Vangelo, Ottobre/2005, n. 21, p. 22 – 25)