Il Natale.

La Madonna doveva essere giovane ancora,

quando, nel corso di un viaggio disagiato, lì per la strada, forse nel colmo della notte, respinta dalla città, e scansata, come sono scansati i poveri, dagli uomini, partorì il Figlio di Dio nel fondo di una stamberga, ricovero di animali, e lo depose sopra un pugno di paglia e lo adorò bambino.  Pensatori, poeti, pittori, musicisti non si sono stancati di commentare l’evento: l’Eterno che nasce nel corso del tempo, l’infinito che nasce sopra un bruscolo di polvere qual’é la terra tra i mondi, Dio che nasce uomo, uomo anche lui, tra nuvoli d’uomini: folti, sporchi, minuscoli, come moscerini sopra un’acqua stagnante.  I santi non sapevano capacitarsene, e sempre li battevano con il pensiero: Dio uomo, Dio fattosi uomo!

La storia ne é rimasta spezzata in due tronconi, non tanto di qua prima di Cristo, di là dopo Cristo, quanto di qua chi lo conosce e adora, di là chi lo disconosce e combatte: dietro a loro, come in un limbo, coloro i quali, senza colpa, lo ignorano.

Tutto il mondo e tutta la storia, tutta l’anima nostra e tutte le umane speranze poggiano sopra e girano intorno a questa ora così intima di Maria: da lei Iddio nasce uomo tra gli uomini.

O nostra aurora, alba del nostro giorno, Maria; o donna sopra ogni donna, madre ammirabile, veramente il nostro sguardo non si può affisare in te senza restare abbagliato, veramente tu riverbero troppo intensamente la luce di Dio, gli occhi nostri, non la sostengono.  Eppure, o Maria, lasciaci dire, se tu sapessi quanto ti vogliamo bene! per alta che tu sia, la tua altezza non ci sgomenta, anzi ci consola.  Ti sentiamo della nostra stessa stoffa e misura, per quanto tu sii colma e riboccante delle grazie più larghe che Iddio possa elargire a creatura puramente umana.  Gesù é figlio dell’uomo, ma é Figlio di Dio; tu sei tutta figlia dell’uomo, sebbene tu sei madre di Dio.  Sapessi, o Maria, quanto ti vogliamo bene! Te lo vogliamo male, ma te ne vogliamo tanto: le più belle poesie sono per te, e le più belle pitture e sculture, e le più belle chiese; sono per te le prime parole degl’infanti, le ultime di chi muore.  Non c’è momento di gioia o di pena, che non s’esprima invocandoti: donna che sei la madre del nostro Dio, la sorella maggiore delle nostre mamme, lo specchio delle spose, la luce delle adolescenti; donna che ci hai dato Gesù, carne della tua carne, sangue del tuo sangue; donna alla quale Gesù, nascendo, rassomigliò nella luce degli occhi, nella linea del volto, nella figura e nel moto della persona.  Tutti gl’inni sono pochi, tutte le lodi sono scarse al nostro amore, o Maria che ci hai dato Gesù.  Continua a darcelo in ogni ora, sii in noi costantemente la sua Madre.

La Madonna doveva essere giovane ancora,

quando, nel corso di un viaggio disagiato, lì per la strada, forse nel colmo della notte, respinta dalla città, e scansata, come sono scansati i poveri, dagli uomini, partorì il Figlio di Dio nel fondo di una stamberga, ricovero di animali, e lo depose sopra un pugno di paglia e lo adorò bambino.  Pensatori, poeti, pittori, musicisti non si sono stancati di commentare l’evento: l’Eterno che nasce nel corso del tempo, l’infinito che nasce sopra un bruscolo di polvere qual’é la terra tra i mondi, Dio che nasce uomo, uomo anche lui, tra nuvoli d’uomini: folti, sporchi, minuscoli, come moscerini sopra un’acqua stagnante.  I santi non sapevano capacitarsene, e sempre li battevano con il pensiero: Dio uomo, Dio fattosi uomo!

La storia ne é rimasta spezzata in due tronconi, non tanto di qua prima di Cristo, di là dopo Cristo, quanto di qua chi lo conosce e adora, di là chi lo disconosce e combatte: dietro a loro, come in un limbo, coloro i quali, senza colpa, lo ignorano.

Tutto il mondo e tutta la storia, tutta l’anima nostra e tutte le umane speranze poggiano sopra e girano intorno a questa ora così intima di Maria: da lei Iddio nasce uomo tra gli uomini.

O nostra aurora, alba del nostro giorno, Maria; o donna sopra ogni donna, madre ammirabile, veramente il nostro sguardo non si può affisare in te senza restare abbagliato, veramente tu riverbero troppo intensamente la luce di Dio, gli occhi nostri, non la sostengono.  Eppure, o Maria, lasciaci dire, se tu sapessi quanto ti vogliamo bene! per alta che tu sia, la tua altezza non ci sgomenta, anzi ci consola.  Ti sentiamo della nostra stessa stoffa e misura, per quanto tu sii colma e riboccante delle grazie più larghe che Iddio possa elargire a creatura puramente umana.  Gesù é figlio dell’uomo, ma é Figlio di Dio; tu sei tutta figlia dell’uomo, sebbene tu sei madre di Dio.  Sapessi, o Maria, quanto ti vogliamo bene! Te lo vogliamo male, ma te ne vogliamo tanto: le più belle poesie sono per te, e le più belle pitture e sculture, e le più belle chiese; sono per te le prime parole degl’infanti, le ultime di chi muore.  Non c’è momento di gioia o di pena, che non s’esprima invocandoti: donna che sei la madre del nostro Dio, la sorella maggiore delle nostre mamme, lo specchio delle spose, la luce delle adolescenti; donna che ci hai dato Gesù, carne della tua carne, sangue del tuo sangue; donna alla quale Gesù, nascendo, rassomigliò nella luce degli occhi, nella linea del volto, nella figura e nel moto della persona.  Tutti gl’inni sono pochi, tutte le lodi sono scarse al nostro amore, o Maria che ci hai dato Gesù.  Continua a darcelo in ogni ora, sii in noi costantemente la sua Madre.