La vita di Teresa è tutta segnata da Maria, dal battesimo al “sorriso” della guarigione (13 maggio 1883), dalla professione religiosa (8 settembre 1890) alle ultime parole scritte a mano, ancora l’8 settembre 1897: «O Maria, se io fossi la Regina del Cielo, e tu fossi Teresa, vorrei essere Teresa affinché tu fossi la Regina del cielo!!!…». Non è un gioco di parole, ma un vero scambio di amore. Per lei Maria è madre di tutti i figli di Dio e sorella di tutte le donne. Teresa e le donne: a 14 anni manifesta, durante il viaggio in Italia, la sua reazione ai segni di certo antifemminismo di Chiesa.
Ma il suo messaggio essenziale su Maria è nell’ultima poesia che ha composto: “Perché ti amo, o Maria”: 200 versi in 25 strofe. Per lei Maria non è Regina inaccessibile nei Cieli e sovrana nei suoi privilegi («Se ti guardassi nella tua gloria sublime, non potrei credermi tua figlia, e abbasserei gli occhi»).
La sua Maria è quella che trova nel Vangelo (str. 2), «mortale e sofferente» come noi, vicina ai suoi figli, anche «deboli e peccatori» (str. 4), capace di «tacere» e di «nascondersi» in mezzo alla gente di Nazareth (str. 17), di «gioire, ma anche di piangere» (str. 18), di capire con delicatezza il bisogno degli sposi di Cana (str. 19), di mescolarsi ai peccatori che ascoltano suo Figlio senza pretendere la prima fila (str. 20), vero «rifugio dei peccatori» (str. 21) che sa resistere ai piedi della Croce (str. 23) e poi fare da madre a Giovanni per lunghi anni (str. 24).
Una Maria, dunque, «più madre che regina», più sorella che sovrana, più da amare che da ammirare. Una vera mariologia d’Incarnazione. Era il 1897: il capitolo VIII della Lumen gentium, la Marialis cultus di Paolo VI e la Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II erano ancora tanto lontani.