Incominciamo un piccolo cammino verso Maria, figura umile e splendida, secondo la Chiesa. Verso questa donna, vestita di sole, ossia vestita di Gesù Cristo, direbbe Paolo, Colei che Paolo VI ha chiamato “la perfetta cristiana”.

Cominciamo un cammino verso di Lei, chiamandola anche noi beata, proprio perché è Piena di Grazia.

Camminare verso l’icona di Maria, l’Immacolata non è solo un cammino di devozione. La devozione è una strada preziosa per andare verso Dio, ma ci sono delle devozioni che potrebbero anche non esserci o essere sostituite da altre. Non è il nostro caso. Noi camminiamo verso la Vergine Immacolata e facciamo un cammino che non potremmo non fare. Per due grandi ragioni. La prima: la Vergine Maria è la Piena di Grazia, l’Immacolata, uno dei grandi quattro dogmi che la riguardano. Il primo, la Madre di Dio, quattro secoli dopo Gesù. Il secondo dopo quasi duecent’anni, la Verginità di Maria. Il terzo, dopo dodici secoli, l’Immacolata Concezione, e l’ultimo nel 1950 la Vergine Assunta in Cielo.  Non siamo davanti ad una scelta, ma siamo davanti a questa profonda liberazione della nostra intelligenza che è invece contemplare qualche aspetto del disegno di Dio riguardo a questa mirabile creatura.

Ma c’è anche un’altra ragione, e la ragione biblica è che guardando l’Immacolata, noi guardiamo il nostro stesso destino di battezzati. Se aprite la scrittura, e cercate l’inizio della lettera di San Paolo agli Efesini, trovate proprio questo nome. Egli benedice il Padre, e benedice il Padre perché il Padre ha benedetto noi in Gesù Cristo, riservandoci questo preciso destino: essere e presentarci dinanzi a lui immacolati nella carità. Non possiamo quindi non guardare a Maria con profonda attenzione. E dovrebbe essere questo lo sguardo che tutto il popolo di Dio dà all’Immacolata. Così conviene che noi stessi benediciamo, ma con più convinzione: ti saluto o Piena di Grazia; Queste non sono parole di tutti i giorni, non appartengono alla nostra vita quotidiana. La nostra cultura di oggi è piuttosto lontana sia da questi termini sia dal loro significato profondo.

Che cosa vuol dire che “ tu sei Piena di Grazia?” potremo cominciare a domandarLe oggi. E Maria con molta semplicità ci risponderebbe : vuol dire che prima di salvare voi, mio Figlio ha salvato me. Vuol dire che io sono, la più redenta di tutte, così redenta che mio Figlio, Gesù Cristo, mi ha tratto nella pienezza della Grazia, senza alcun peccato. E questo ci ravvicina a Maria, redenta come tutti noi, colma del favore di Dio, immagine della Chiesa stessa ormai perfetta – definizione del Concilio Vaticano II- ; la Chiesa è redenta, ma la Chiesa è fatta di peccatori. La Chiesa, con molto desiderio, alza lo sguardo a Maria e la vede perfetta: “Tu sei come dovrò essere io”. Le nostre immacolatezze si mescoleranno, tutte fatte dallo steso Spirito. Il modello e noi, il popolo ancora pellegrinante che cerca la sua meta e si lascia illuminare da questa fulgida figura.

Incomincia ad avere senso, più senso: se le cose stanno così, non si può essere cristiani senza di Lei. Non si può e più si è capaci di capirla, contemplarla, imitarla e più si ha il diritto di dire che si è cristiani. Questo termine, Grazia, – così bello -, che ci è molto famigliare, va capito

nel profondo. “Piena di Grazia”, – avete sentito in Luca che segue uno schema convenzionale ma eppure veritiero-, Ella rimane turbata dalla grandezza di questo saluto. Che cos’è la Grazia?

La Grazia è il favore che qualcuno ti manifesta perché ti vuole bene, è l’effetto dell’amore che qualcuno ha per te. Ed è un modo molto generale per intendere questo vocabolo. Quando fate un sorriso profondo e cordiale a qualcuno, lo toccate con un segno del vostro amore: è una grazia. Ma quando questo qualcuno è Dio, allora potete immaginare la grandezza di questo messaggio, di questo dono. La totalmente amata, la più amata, la piena del favore di Dio: la Piena di Grazia. Ecco allora che tutto ciò ci ridiviene famigliare, perché guardare Maria così, ci ricorda chi siamo. Chissà se ricordate spesso e con gioia, che voi siete prima di tutto profondamente amati da Dio!

Che prima ancora che esistesse il mondo voi eravate pensati come creature che Dio avrebbe amato, portato poco a poco fino a se stesso. Non è cosa dei nostri pensieri abituali: siamo pieni di fastidi, ma anche di distrazioni. Se preghiamo, e se preghiamo in modo un po’ attento e un po’ contemplativo è per ricordare questa verità profonda. Se ne fossimo convinti, la nostra vita sarebbe spesso molto meno addolorata, molto meno triste. Giungiamo perfino a dubitare che Dio ci ami proprio. Lo mettiamo in questione, ma siamo fragili e Dio ci capisce, e ci invita a ricordare la Piena di Grazia, che è: Ella è il tuo modello prima di tutto perché Io l’ho amata pienamente ma amo anche te dello stesso amore. E la figura di Maria diventa convincente, diventa vicina, molto vicina, Quando si parla di Maria, si tende a mettere in evidenza le sue grandezze, di Madre di Dio, c’è stata Lei sola, d’Immacolata come Lei c’è solo Maria.

Voi capite che questi splendidi, realistici titoli, in qualche modo, la fanno diventare molto grande davanti a noi, così grande che ci intimidisce o, se vogliamo, quasi irraggiungibile. Se la nostra devozione a Maria prendesse questa strada, sarebbe completamente fuorviante. Tutt’all’opposto. Noi ci ricordiamo di Lei perché siamo chiamati alla stessa Grazia. Diceva una santa che voi conoscete un po’ e spero amiate, Santa Teresa di Gesù Bambino – a proposito di Maria -, che non le piaceva sentire prediche nelle quali si parlasse solo sempre delle grandezze di Maria. Negli ultimi mesi della sua vita, molto tribolata, come voi sapete, proprio parlando del culto a Maria ella scrisse delle parole anche spiritose ma soprattutto molto vere per noi. Disse: “I sacerdoti non dovrebbero sempre parlarci di Maria come di una meraviglia delle meraviglie e basta. Certo che lo è! Ma dovrebbero insegnarci ad amarla”. Perché diceva: “Quando hai ascoltato una predica durante la quale hai sempre dovuto dire haa, hooo..; magnifico… alla fine sei stanca e basta.

Verissimo, l’ammirazione è una bellissima cosa, ma Maria l’Immacolata creatura non desidera tanto essere ammirata, quanto essere amata; quanto ripercorsa nella sua vita da noi, che siamo realmente i suoi figli.

Sicché dicendogli oggi: “ti saluto o Piena di Grazia”, ci congratuliamo con Lei, e ringraziamo Dio che ce L’ha donata, ma non meno, ne vogliamo prendere esempio.

Cercheremo di comprendere la ricchezza di questa Grazia. Pensate nel mondo d’oggi alla Grazia di credere, ma credere sul serio.

Pensate la grazia di sperare, in un mondo così disperato.

Pensate voi la Grazia di amare.

Pensate voi la Grazia di saper dire davvero a Dio, Padre, di dire davvero a Dio, Gesù, di dire davvero a Dio, O Spirito vieni..

Pensate la Grazia di dire e di vivere “ ecco l’ancella del Signore, si faccia di me seconda la tua parola.”

Questa è Grazia, questa è pienezza di Grazia, tutta la storia della salvezza è allora la storia della Grazia di Dio per noi.

La chiamavano, in un inno, che noi non conosciamo neppure, con dei termini tra il poetico, mistico e teologico che dovremmo imparare.

Ad esempio, fioritura del Paradiso che ci alimenta. Dio ci alimenta con se stesso, il nostro cielo, e Lei è la fioritura di questo paradiso. Oppure: Aurora del giorno misterioso, che è Gesù Cristo stesso, la luce che viene nel mondo. E non sono solo degli appellativi gentili, ma un po’ lirici: sono profondente veri, molto più veri di quanto noi abituati ad una vita banale, affaccendata, pratica e molto superficiale possiamo immaginare.

Tutta la storia della salvezza è storia di Grazia. Se ripercorressimo i salmi in questa luce, vi accorgereste che Dio ci carica di Grazia, ci colma di Grazia. Dio dona tutto, ad esempio, Dio guarisce il malato, Dio vede le infelicità del perseguitato, Dio rinfranca l’uomo, Dio cancella il peccato e molte altre cose. Che cosa è questo, se non l’effetto della sua benevolenza? Grazia su Grazia. S.Paolo, scrivendo ai Corinzi, dirà che noi cresciamo di fronte a Cristo come in uno specchio, ci riflettiamo in Lui e di Grazia in Grazia, secondo il dono dello Spirito, ci facciamo cristiani. Questa è vita vissuta. Il grande pericolo lo corriamo anche adesso. Di sentire che sono cose belle e giuste, ma sono là e noi siamo qua.

Se fosse così avremmo eliminato, distrutto il senso di essere cristiani. No. Paolo VI diceva di Maria : “Non possiamo certo imitare la sua vita pratica, partendo da una cultura così distante da noi, che non ci interessa più, non potremmo tornare ad andare a prendere l’acqua alla fonte, perché Maria lo faceva. Ma ci sono molti aspetti profondissimi, che vanno al di là del tempo, perché sono di ogni tempo, che sono le virtù profonde che la grazia in Maria provoca, e sono anche le nostre virtù.” Torniamo all’imitazione: Perché guardi Maria? Perché misteriosamente L’ amo! Questa potrebbe essere la prima risposta che noi diamo. Non ci sono molte spiegazioni all’amore profondo che la Grazia ispira. Certo tu La guardi perché La ami, e poi La guardi ancora perché ti attira.. Ti piace guardarLa com’è, creatura come noi, così grande, così semplice, così completa, così secondo Dio. Ecco per

questo mi piace Maria. Abituatevi, se già non siete capaci di farlo, a dare alla Madonna qualche volta degli sguardi così, per guardarla, come si fa per una cosa molto bella, che attira il tuo occhio e prende il tuo cuore e ti da pace. Poi certo, Le si parla, ne abbiamo bisogno, Le chiediamo aiuto, ma sempre con una devozione semplice, non una falsa devozione che mescola tutto questo a mille cose che a Maria non piacciono affatto. No! L’umile richiesta dei figli. Questo va molto bene. Non soltanto il “prega per noi”, il “prega per noi” che riguarda tutta la vita. Adesso, momento per momento e quando ci presenteremo a Dio. Questo è perché tu guardi Maria. Poi la guardi soprattutto per imparare a vivere. Per imparare a vivere, perché, non sappiamo mica tanto vivere. Un po’ ci hanno educato e un po’ abbiamo fatto da soli. E spesso abbiamo sbagliato. Tutti abbiamo sbagliato.

Lei è un modello molto pratico, molto concreto. Lei c’insegna le cose essenziali. Se tu avrai questi atteggiamenti vai in pace. Non sbaglierai la vita. Ma questi atteggiamenti devi averli, chiunque tu sia. Da un capo di governo al più sconosciuto dei cittadini, da un monaco di clausura a chi è più esposto alla vita sociale ed economica, tu devi avere questa struttura morale, dovunque tu sia non sbaglierai a vivere. Ma se non l’avrai, allora sbaglierai.

Paolo VI nel “L’esortazione al culto mariano”, ha descritto questi atteggiamenti che voglio ricordare anche solo nominandoli, perché sono molto nostri. E ci aiuta anche a fare un’esame di coscienza.

Lei era piena d’accoglienza dolce della Parola di Dio. Che bella espressione. Anche tu puoi essere pieno dell’accoglienza dolce della Parola di Dio. Apri il Vangelo e Gesù ti riconforta, ti consola. L’accoglienza dolce vuol dire che il tuo cuore si rallegra: ecco Maria. Non puoi farlo anche tu? Se non lo fai, bada, ti manca una sapienza.

Dice ancora: l’obbedienza generosa a Dio. Dovremo ritornare su questa splendida virtù che ci ha redenti in Gesù Cristo. L’obbedienza generosa a Dio, in questo mondo dove tutti obbediscono a chi non dovrebbero obbedire, e quindi sono tutti schiavi. Malamente schiavi. Come diventa grande e pura quest’obbedienza generosa a Dio.

Ancora: la sapienza riflessiva: non abbiamo neanche più il tempo di decidere per la velocità delle cose che ci sono proposte, oggi. Invece, Lei la vediamo sapientemente riflessiva nella grande domanda: “ma come mi è accaduto questo? Io non conosco uomo!” Questa è una donna che prima di dire sì a Dio gli ha detto gentilmente no. E’ straordinario. Nella sua libertà, ma nella sua sapienza riflessiva. E’ splendido.

Ancora: la fortezza nell’esilio e nel dolore. Il dolore ci fa molto male. Non solo perché il dolore fa male, ma perché non sappiamo che cosa fare; il dolore ci schianta, ci vince ci rende pessimisti, anche noi cristiani. Eppure guardiamo il Crocifisso.

Eccola questa creatura come me, come voi, ha sofferto più di me più, più di voi. Forte nell’esilio e nel dolore. Questa

creatura che visse una povertà dignitosa e fidente in Dio. Si, non è stata certo ricca, Maria, una povertà dignitosa e fidente, non in miseria, ma una povertà dignitosa e fidente. In questo mondo affamato di denaro o pieno di invidia per chi ne ha. Una delicatezza previdente. Sapeva pensare per se e per gli altri. Per se e per gli altri. Non soltanto per se, evidentemente. Una purezza verginale. Si possono ancora dire forte queste parole, oggi? Ce le diciamo tra noi, qui in chiesa, ma chi ha il coraggio di dirle fuori? Il cristiano che dice: “Io credo nella purezza verginale primo di Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, secondo di sua Madre, terzo di tutti i santi. E la vivo”.

Il casto amore sponsale. E’ impossibile onorare la Piena di Grazia, a meno che siano solo parole,… parole: e’ impossibile senza onorare in se stessi lo stato di Grazia, cioè l’amicizia con Dio.

Non dire tante volte: Piena di Grazia, Piena di Grazia, come diresti a Gesù: Signore, Signore.. se poi di quella Grazia non te ne fai niente. Non fare così. Questa sarebbe la devozione ipocrita, di cui parla San Luigi. Se dici Piena di Grazia, apprezza in te la Grazia, vivila in te la Grazia, cercala in te, recuperala in te, se l’avessi perduta, falla crescere in te la grazia, dentro la tua storia, se è vero com’è vero -Parola di Dio – che tu sarai invitato nell’immacolatezza dell’amore, nella pienezza della tua Grazia. Non dimenticate che chi muore e non ha questa pienezza si purifica nel Purgatorio. Non sono favole. E’ la verità profonda della vita cristiana così com’è. Ecco perché La guardiamo così, rallegrandoci con Lei, riconoscendo però che è così, e ricordando che è nostra Madre. Giovanni Paolo II fa un’osservazione molto interessante a proposito di Maria: distingue molto bene tra il culto ai Santi e il culto a Maria. I Santi sono fratelli, Maria è Madre. Non hai ricevuto la vita dai tuoi fratelli, ma con loro dal Padre e dalla Madre. I fratelli potrebbero non esserci, potrebbero essere diversi, puoi venerarli più o meno come ti piace. Ma di una Madre non puoi farne a meno. E’ una mediazione tutta particolare. E bello pensare che questo destino ci è ottenuto da Lei. Puntiamo poco per volta, grazia, su grazia, perché Lei continuamente pensa a noi. Ecco cominciamo il cammino così, con lo sguardo che L’ammira e La ringrazia e forse incomincia a dirle: Ti prometto che cercherò di somigliarti di più. Ogni altra celebrazione sarebbe una pura ritualità. Non servirebbe quasi a nulla, se non decidessimo a cominciare da oggi, umilmente, di somigliarle di più, perché Tu sei il nostro destino, essendo Tu la più salvata, La più simile a Cristo, Tu ce lo indichi. E noi, come diceva San Bernardo, attraverso di Te, arriviamo fino a Lui.

Concludiamo con questa preghiera. Il modo più vero ed autentico per “proseguire” la nostra riflessione.

Maria piena di Grazia,

aiutaci, esortaci ogni giorno

ad essere nella Grazia,

a crescere nella Grazia,

a diventare forti, nella Grazia,

a perseverare nella Grazia,

preservaci dal decadere dalla Grazia,

dal venir meno alla Grazia,

dal disprezzare lo Spirito della Grazia.

Facci somigliare sempre a te

per la forza della tua maternità.

Amen