Dom. 09.01.00 Battesimo del Signore B
Oggi, fratelli e sorelle, la grazia di una giornata che vi arricchisca di ‘grazia’ per tutta la settimana, perché viviate davanti a Dio in tutto ciò che farete, sia con tutti voi. E con …
Concludiamo il periodo della comparsa di Gesù nel mondo, il periodo del Natale. Con la sua comparsa, ormai adulto, nella nostra vita di uomini chiediamo, in questo clima giubilare, che la comparsa del Signore torni ad essere un evento che attira, che affascina gli uomini della nostra epoca.
Ora, con tanta umiltà incominciamo ad accoglierlo nel nostro cuore riconoscendo di essere peccatori e cercando la Misericordia di Dio.
Is 55,1-11; Cant. Is 12,2-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
Grande occasione ci è data oggi da questa Parola, fratelli e sorelle, per due cose sempre molto importanti e la prima è: Ricomprendere, ancora una volta, Gesù; e la seconda, legatissima alla prima: Ricomprendere, ancora una volta, in Gesù, noi stessi.
Ricomprendere Gesù significa entrare nel suo pensiero quando Egli venne, come avete ascoltato, e assunse la figura dell’uomo che deve essere perdonato.
Per renderci conto dell’importanza di questo gesto, serve ricordare, un momento, quale era la situazione religiosa di quei momenti vissuti, da Gerusalemme e da Giovanni.
Si era aperta con la comparsa di Giovanni, il Battista, una grande crisi culturale – diremmo noi oggi – nell’anima di Gerusalemme. Giovanni il Battista, aveva intenzionalmente ripreso aspetto e stile di quei personaggi ormai non più comparsi da secoli, e attorno a cui però il cuore di Israele, sempre, sempre si commuoveva: i Profeti, i grandi parlatori in nome di Dio. Compare Giovanni e fa un discorso semplicissimo e nuovo con il quale contesta pienamente la maniera che la cultura degli Ebrei ha adottata per vivere il suo rapporto con Dio.
Giovanni dice chiaro: ‘la vostra religione si è talmente indebolita che non vi serve più per salvarvi’. Discorso fortissimo, che urta, turba, scandalizza.
Gerusalemme, come sapete, era impregnata di religiosità. Tutto sembrava andar bene, nei rapporti con Dio, ed ecco Giovanni viene a dire: “No, niente va bene; dovete ricostruire con molta maggiore serietà il rapporto con Dio, del quale vi vantate tanto, ma che non ha più niente dentro”.
Discorso che, tra l’altro, si attua molto bene anche per noi, anche per noi sì.
La religiosità di quel tempo, ha perso il suo segreto, ossia la sua profondità. È ricca di segni, di simboli, di leggi e di manifestazioni che però lasciano il cuore degli uomini e delle donne, tal qual era.
Dio non è più il ‘primo’ perché è il più amato e perciò anche più obbedito; è un Dio blandamente venerato. Una religione che ha persa la sua profondità, che non dimora più dove dovrebbe dimorare, nel cuore dell’uomo, può diventare qualsiasi altra cosa. L’uomo non cambia più sotto il suo influsso e in effetti diventa un’ampia costruzione, uno scenario ininterrotto, ma soltanto uno scenario. Nel quale, tra l’altro, può allineare, e come lo dirà Gesù, l’ipocrisia. I gesti finti che non arrivano mai al cuore: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.
Dunque si tratta, in quell’epoca, di fare una scelta: o, ha ragione Giovanni e occorre rimettere tutto in questione, riaccettando con Dio un rapporto che, a questo punto, non può non diventare un ‘Abbi pietà di noi!’; ci convertiamo Signore, purificaci Signore. Oppure no, si mette Giovanni dalla parte degli uomini strambi, esaltati, e ci si ritira nella propria tradizione: nessun cambiamento.
Tutta Gerusalemme è di fronte a questo dilemma e di fatto gli uomini si schierano: alcuni prendono Giovanni sul serio, capiscono che qui c’è la pretesa di Dio, c’è la voce autentica che non si può fingere di non capire; molti altri si chiudono nella difensiva e non accettano la proposta.
In questa scena, quindi, molto viva, molto più viva di quanto non ci immaginiamo, giunge Gesù.
È chiaro che anch’Egli deve schierarsi. O starà con la religione ufficiale di Gerusalemme e potrà battere la mano sulla spalla di Giovanni e dire: “Non esaltarti troppo”; oppure starà dalla parte di Giovanni e dirà: “Purifica, battezza, voglio immergermi in Dio; hai ragione tu quando ci dici che dobbiamo cambiare”.
Il Vangelo, come avete sentito, documenta che la scelta di Gesù è stata molto chiara, senza equivoco. Si è messo dalla parte di coloro che riconoscevano l’urgente necessità di cambiare il rapporto, personale e sociale, con Dio.
E questo è già un ricapire Gesù. È il Gesù della santità e della salvezza sottolineato, in maniera impressionante, da quel lampo che è la frase che intercorre tra il Padre e il Figlio – l’avete sentita – quando Gesù, Figlio di Dio Uomo, prende questa posizione, si mette dalla parte dei peccatori per riconciliarli con Dio, il Padre non può non gridare il suo compiacimento.
Prima c’è una frase eterna che è: il mio Figlio, il prediletto, l’unico. Eh…, è davvero un lampo d’amore.
E poi c’è la dichiarazione del compiacimento di Dio. Questo verbo ‘compiacersi’ non significa soltanto ‘essere contento’, ma biblicamente significa anche che Dio, essendo contento del Figlio, lo elegge, lo sceglie, lo fa diventare il Salvatore. È dunque un compiacimento forte, insomma, non è un verbo della ‘testa’ per cui io mi compiaccio per qualche cosa di buono, ma è un verbo della ‘volontà’: Ecco Colui nel quali mi compiaccio e talmente me ne compiaccio che diventerà il Re della vicenda umana. In Lui – dice il Padre – troverete tutta la mia Ragione, la mia Verità e la mia Volontà.
Così di colpo, Gesù che dopo questa scena comincerà a essere il Gesù delle predicazioni, così di colpo Gesù diventa la Verità. La Verità che cammina, che poco per volta invade; che tende con dolcezza a scatenarsi, però, dentro la mente degli uomini, che tende a far loro capire che Dio è Dio e che continua anche oggi, in questo mai finito tentativo di farci capire che Dio è Dio; e se Dio è Dio – miei cari fratelli –, davvero può cambiare tutto.
In questo Gesù che emerge così, scegliendo Dio, scrollando la religiosità che è appassita, che non dà più frutto, che non cambia più niente, che consente tutti i peccati in sostanza…; in questo Gesù – ecco l’altro aspetto – Noi riconosciamo noi stessi.
Eh, fratelli e sorelle, non siamo qui come visitatori di una Chiesa, siamo qui come battezzati.
E se quel Battesimo di Giovanni, rimaneva simbolico, il nostro Battesimo, pur avendo conservato l’elemento simbolico – l’acqua che purifica – in realtà è stato immergerci in quel mistero di amore, del Figlio al Padre, che il Figlio ha testimoniato fino alla effusione del Sangue, “vero Sangue”.
Dunque immergerci in questa totale conversione d’amore al Padre che ci ha resi autenticamente figli, nel Figlio e con il Figlio. Questo è il Battesimo simboleggiato dall’acqua.
E in questo discendere in Dio, purificati dal Sangue, ha potuto fare irruzione lo Spirito. Noi siamo creature spirituali, ci continua a dire la Bibbia, ossia che vivono secondo lo Spirito di Dio che non è lo spirito dell’uomo e, per poco che siamo cristiani, lo sappiamo tutti per esperienza, e lo Spirito di Dio, il Santo Spirito, non è il nostro.
Battezzati così, capite, abbiamo subito una profonda metamorfosi: Dio si è impresso dentro la nostra personalità e il nostro lavorio, in questo mondo, al di là delle nostre vicende e delle responsabilità, consiste nel far crescere questa identità secondo quel dinamismo, della Bibbia: “farsi sempre più simili a…”.
Ecco perché ci ‘ri-troviamo’ a nostra volta in quel Gesù. Perché il Gesù di quella scelta, adesso, adesso siamo noi. Tocca a noi, oggi, ri-accettare, la profondità e la serietà di un rapporto con Dio che cominciando dal cuore, abbia una forza dirompente, “uno zampillo in vita eterna”, diceva Gesù. Che, se è necessario, sconvolga, disfi, faccia cadere tutto ciò che non è secondo Dio e ricomponga l’unità della nostra vita, secondo Dio, secondo l’amore.
È una grande chiamata. Difatti oggi, come facciamo sempre in un giorno come questo, invece di dire il nostro Credo in Dio, io vi chiederò di rinnovare le vostre promesse di battezzati. Piccole parole, ma grande impegno. E sì. E sì perché se consenti che il tuo Battesimo ti possegga, tutto è fatto. Noi stiamo vivendo il Giubileo, che come sapete, ha avuto tre anni di preparazione immediata. E il primo di questi tre anni, il 1997 dedicato a Gesù, portava proprio come suo programma nel commento del Papa, che i credenti riscoprissero il Battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana; secondo la Parola dell’Apostolo, in Galati 3,27, quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Fratelli, per noi un vestito è il regalo di uno stilista, attenzione, per gli Ebrei il vestito era la persona. Tu assumi la Persona di Cristo. E questo è il tuo essere battezzato, oggi, domani, dopodomani, fino a quando entrerai in Colui nel quale hai creduto e che hai amato.
Vorremo domandarci, mah, speriamo in bene, chissà quanti hanno, in qualche modo, riscoperto il Battesimo?!. Il verbo è giusto, siamo talmente presi, distratti, in tutt’altra cultura che il Battesimo è davvero il tesoro nascosto sotto molti strati di altre esperienze, occorre scavare, riflettere è vero. Chissà quanti da quel 1997 a oggi hanno riscoperto il Battesimo? Io spero non pochi.
Essenziale è che lo abbiamo accettato e oggi lo riaccettiamo come il Fondamento, altra parola molto forte. Chiedete a un architetto, a un ingegnere cos’è un fondamento, ve lo spiega. Allora il fondamento non è nulla di accessorio, è ovvio.
Il mio fondamento sei Tu Signore; Tu come sei Tu. Il mio fondamento. Mi fondo su di Te. Faccio partire da Te il mio pensare e il mio agire. Mi sforzo di farlo, via. Eh, la nostra amicizia consente anche, poiché sei così buono, che io qualche volta non ce la faccio, non sono perfetto. Ma il mio progetto torna lì: Tu sei il mio fondamento Gesù. E non il fondamento della domenica quando sono in Chiesa, il fondamento della Esistenza.
Ciascuno ha la sua esistenza, le sue situazioni evidentemente. Cristo Signore mi fonda lì, dove sono me stesso, nei miei ruoli, nelle mie responsabilità, in tutte le cose – le più importanti e le meno importanti – mi fonda dovunque. Questo però vuol dire molto, eh, in una cultura che non ha nessun bisogno di fondamenta religiose, vivere con questa pretesa è una bellissima audacia e una grande testimonianza.
Avete voi…, avete voi, fratelli e sorelle, la percezione che il fondarvi in Gesù Cristo sia la vostra aspirazione? Dico aspirazione, non dico di più; a, ma non dico di meno eh!…
Abbiamo tali e tanti piccoli ideali, obiettivi da raggiungere, immediatezze che, le nostre aspirazioni si confondono, sono aggrovigliate, ne abbiamo cento… . Si muore dietro a una piccola aspirazione non realizzata, …ci spendiamo la vita; no, no…; sei battezzato, se sei battezzata la tua aspirazione di fondo, la scelta, l’opzione di fondo – come si dice -, rimane Gesù Cristo benedetto. E tu lo sai, tu te ne accorgi, tu senti che lo Spirito, quel famoso Spirito, ti dà dentro delle spinte, eh?!. delle dritte, come si dice. Ti conduce, ti contraddice oppure ti incoraggia. Percepisci che Cristo in te non è un nome, ma è un vivente.
E allora, ora capite, capite com’è seria la cosa, perché…, quella scena là, sulle rive del Giordano, beh, insomma diventa un programma che mi tocca oggi e domani, che mi diventa terribilmente concreto – che bello però! –. Mi sentirò sempre chiamato da Dio, Isaia è molto bello, “I miei pensieri non sono i tuoi pensieri”, dice Dio; lo so, lo so…, e ti ringrazio perché i miei pensieri qualche volta sono anche molto belli, qualche volta sono sordidi, ma insomma, ad ogni modo sono i miei ‘piccoli’ pensieri.
I Tuoi pensieri Tu me li ridai, mi fai pensare come Te. Prendete Matteo, apritelo sulla pagina delle Beatitudini, eccoli i pensieri di Dio che non sono i nostri. Ma che grazia avere quella pagina da leggere e da fare leggere a qualcuno.
Se dunque Tu Signore mi porti nei luoghi celesti – direbbe Paolo –, se mi fai vivere a casa tua in questo mondo, ecco allora io sono contento; mi sento lieto di essere cristiano, dovunque, sempre. E senza esibizioni solo che farò luce, dicevi Tu Signore; so che altri coglieranno la beatitudine di essere ‘figli di Dio’. Eh sì. Servirebbe ben a poco, io credo parlare di un battesimo di Gesù, espressione un po’ strana per noi, se poi di fatto tutto questo non diventasse il fatto che noi siamo stati battezzati in Gesù e ce ne gloriamo, fratelli e sorelle.
Facciamolo questo inventario della vita che ne dite? Quell’angolo della vita, quella situazione, forse anche importante, dove tu impedisci a Cristo di essere tuo, e tu di essere suo perché qualcosa stride, stona, su… fa pulito, su convertiti, su purificati, su… battezzati nella penitenza; su sveglia la coscienza, su cerca la santità credici! Ecco il popolo di Dio che finalmente apre gli occhi. Vibra, vibra di vita, risponde alla sua vocazione.
È il dono che possiamo fare oggi al Signore, credete, lo attende, Gesù è vivo. Gesù è vivo, ci ama tanto e aspetta tutto da noi.
E lo facciamo passare, come sempre, attraverso la silenziosissima, ma intensissima attesa di Colei, che avendo generato Lui, ora aspetta di generarlo anche a noi. Consegnate a Maria la vostra volontà battesimale, mentre, come vi dicevo prima, insieme riconfermiamo – in modo dialogico -, che battezzati siamo e vogliamo essere, nel Nome benedetto del Signore.
Innanzi al Padre, al Figlio e allo Spirito, dunque fratelli e sorelle, vi ripropongo le domande della Chiesa: Credete…
Ora, insieme, gli rivolgiamo la comune preghiera…
Donaci, Padre il tuo Spirito, non nella misura in cui sappiamo chiedertelo, ma in quella in cui vuoi donarcelo Tu; facci santi per il bene del mondo, e che il mondo ti glorifichi vedendo come operi nei tuoi figli, te lo chiede per noi Maria, ascoltala ed esaudiscici, per Cristo tuo figlio, nostro Signore. Amen.