TUTTI I SANTI

Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; I Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio

La nostra riflessione, la nostra contemplazione di fede oggi opportunamente comincia dalla grande pagina del libro dell’Apocalisse. Questa lettura andrebbe ripresa dal capitolo quarto, dove si apre la grande visione del Veggente, che ci trasporta – ed è il passaggio che dobbiamo fare anche noi oggi – in tutt’altro scenario rispetto a quello presente: la stessa Apocalisse parlerà di “un nuovo cielo e una nuova terra”. Il nostro presente è provvisorio: dunque né unico né ultimo, destinato a sparire, per lasciare il posto allo scenario definitivo della vita e del suo significato. L’Apocalisse dice che il Veggente vide una porta aperta e sentì una voce che invitava: “Vieni”. Passare per la porta significa morire alla vita presente ed entrare in uno scenario totalmente altro, perché percepiamo che non c’è più il tempo: là c’è una moltitudine, tutta presa in un solo canto di gioia e di lode.

I protagonisti di questa nuova realtà, piena di luce e di gioia, non sono principalmente i santi: questo scenario è dominato in maniera inequivocabile dalla presenza di Dio. L’assolutamente indicibile e indescrivibile non può, però, essere rappresentato dallo scrittore che attraverso immagini umane: c’è un trono, e su di esso Qualcuno che non si può descrivere. I capitoli precedenti dell’Apocalisse parlano di un Essere che è luce, potenza, grandezza, chiamato semplicemente il “Dio vivente”, dove la Vita è Dio e Dio è la Vita. La nostra piccola vita in confronto è un’ombra, è un filo, là invece è il Dio vivente: il centro di tutta la scena è Lui.

Vicino a Lui sta Colui che Egli ha messo tra Lui e noi, perché potessimo arrivare a Lui: l’Agnello, la figura tipica del Cristo crocifisso, nel cui sangue siamo stati salvati. Attorno a Lui, che raccoglie in sé la bellezza, la potenza della vita, l’Unico che può dire “Io vivo”, ecco la sterminata moltitudine di gente tutta orientata verso Dio. Attorno al Vivente tutti vivono ormai ciò che abbiamo sentito nella grande pagina delle Beatitudini.

Potremmo domandare loro: “Che cosa fate?”. Essi risponderebbero: “Noi ormai possediamo il Regno, siamo cittadini della Città di Dio, abbiamo ereditato il mondo per sempre. Siamo consolati intensamente, siamo saziati di gioia, di giustizia e di pace. Noi abbiamo trovato misericordia grazie all’Agnello. Noi stiamo vedendo Dio”.

Di fronte ai nostri poveri godimenti umani, per i quali facciamo tante pazzie, sta questo: “Noi stiamo vedendo e godendo Dio. Ora sappiamo che cosa vuol dire essere figli di Dio. Noi siamo ricompensati”. Invidiabile situazione che, se siamo fedeli a Dio, stiamo preparando anche per noi. Sono le frasi della beatitudine promessa a chi ha avuto il coraggio di prendere Dio sul serio in questo mondo, dove si poteva e si può benissimo  ritenere di poter far a meno di  Lui. Chi di noi in questo mondo considera Dio come una realtà, non come un nome vuoto, sta camminando verso la dimora dove la gloria è evidente, dove ci sarà la libertà di essere gioiosi in tutto e per sempre. La parola delle parole sarà: “La salvezza appartiene all’Agnello”, e la gioia delle gioie sarà continuare a ripetere, senza mai stancarsi, con infinite modulazioni: “Lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza e forza al nostro Dio”.

Chi in questo mondo prende  Dio sul serio è santo. Non è facile: meno che mai oggi, nel clima di superficialità che sembra essere la malattia del nuovo secolo.

Si prende Dio sul serio se si vive l’audacia del discorso delle Beatitudini, si prende Dio sul serio se si accettano nostro Signore e la sua Croce, follia per questo mondo. Il cristiano preferisce essere pazzo secondo Dio che saggio secondo il mondo. Egli crede nella povertà di spirito, che non è un suicidio, ma uno specchiarsi nella Croce del Signore;  crede nella mitezza, anche se è immerso nella continua prepotenza; crede che si debba aver fame e sete di Dio pur in mezzo all’ingordigia di tante cose miserabili che governa questo mondo; crede nella misericordia; crede nella purezza di cuore. Questa è la sua fede.“Passa per la porta stretta, – direbbe Gesù – passa e arriva”.

Se oggi festeggiamo i Santi, non facciamo che diventare consapevoli di un destino, ma ancora di più della grandezza reale di Dio. Beati santi e sante che avete preso Dio sul serio! Beati voi che ne state seguendo le orme, pagando anche di persona, perché tanti non comprendono questo scegliere Dio. Non spaventatevi: “Cielo e terra sono scomparsi”, “spariranno i beffardi” – dice molto bene la Bibbia. Tutto passa. Generazioni di beffardi sono già scomparse, le loro parole non ci sono più, e Dio rimane. E la Grazia trionfa. E l’Agnello continua a regalarci il suo Sangue perché noi possiamo continuare a passare per la porta stretta.

Ha dunque pienamente ragione l’autore della prima Lettera di Giovanni, che dice: “Noi viviamo di speranza”, perché una parte della pazzia cristiana è giocarsi la vita, e in modo costoso, per Uno in cui si crede, anche se non lo si è mai visto.

Questa speranza ha suscitato innumerevoli conversioni. Il cristiano vive di speranza in Dio e il suo è un atteggiamento così concreto che egli si purifica perché Lui è puro, perché vuole somigliare a Gesù Cristo, per far parte di quella moltitudine di gente vestita di bianco, che ora è nella pace e nella gloria.

Quanti santi di Dio nella quotidianità, vissuti quasi in incognito, pur portando già dentro di sé lo splendore dello Spirito! Ciascuno di noi ha conosciuto persone così, gente comune, con il lavoro, la famiglia, le preoccupazioni di ogni giorno: essi, però, erano santi, e, se si guardava bene, si coglieva in loro la presenza di Dio.

Dobbiamo rendere immensamente grazie a Dio di essere credenti in questa verità, di essere qui oggi a ricordarla, a riconfermarci nella volontà di essere santi per noi e per gli altri. Non dobbiamo scoraggiarci mai: il Sangue dell’Agnello è sempre pronto a purificarci. Battezzati una volta sola, noi possiamo essere lavati da questo Sangue tutte le volte che vogliamo. Troppo ci ama Dio, non vuole perderci. Se anche ci siamo macchiati, Egli ci laverà col Sangue di suo Figlio: il nostro posto è davanti al suo trono ed Egli non vuole che lo perdiamo.

E non possiamo non rivolgerci alla Tutta Santa, la beata Madre di Dio e nostra, raccomandandole quei tanti figli e figlie, battezzati, che hanno dimenticato la strada. Eppure il posto c’è anche per loro. Supplichiamo Dio che, prima di sentirsi chiamare e passare per la Porta, ci sia anche per loro un tempo in cui ricordano che la santità è il senso e il fine della vita.

Don Giuseppe Pollano