Risentendo questo Inno della Consolazione, il grande Inno della Consolazione che sia mai stato detto sulla faccia della terra, noi, fratelli e sorelle, siamo entrati nel cuore di Colei che lo ha cantato. Siamo entrati nel cuore di Maria.

Siamo entrati questa sera per capire il nostro stesso cuore.

Perché siamo venuti qui tanto numerosi oggi? Certamente per essere aiutati e consolati da Lei, ma sarebbe poco dirlo.

È più giusto dire che non siamo qui per le nostre consolazioni, ma siamo qui a condividere insieme un grande sentimento profondo che ci unisce. Siamo qui a percepire davanti a Dio, semplicemente come è consolante che ci sia Lei.

E infatti, nella storia umana, l’evento più consolante prima della venuta di Cristo è stato proprio Lei.

C’è lo siamo detti, non ce lo diciamo, ma lo sentiamo nel cuore: com’è consolante che la Madonna ci sia! E non che ci sia solo oggi, ma che ci sia ‘sempre!’. Com’è consolante che Dio l’abbia pensata, per Sé e per noi.

È questo che ci attira oggi, al di là di tutte le ulteriori consolazioni personali che possiamo avere chieste e ottenere. E perché siamo qui a sentire, insieme, com’è consolante che la Madonna ci sia.

L’Inno di consolazione della Madonna ci fa entrare in un grande mistero. Una Ave Maria sono capaci di dirla tutti, grazie a Dio!, ma quanto mistero…

 

La troviamo consolante Maria perché in Lei, Dio, che può tutto, ha finalmente realizzato il sogno che tutti, da quando siamo uomini e donne sulla terra, portiamo in cuore.

E il sogno è superare l’abisso tra noi e Dio. Questa è una condizione umana a cui ‘nessuno’ può sottrarsi: la puoi risolvere col pensiero, con la filosofia, con la disperazione, con il non pensarci, ma in ogni caso c’è un abisso, tra noi e Dio, che ci tormenta in fondo. Ed ecco com’è consolante che ci sia Lei. Proprio in Lei l’abisso è stato superato.

Proprio in Lei, la divina Persona dello Spirito, in Lei – piccola persona umana – ha potuto regalare alla storia quel personaggio che è una Persona divina con una natura umana, nostro Signore Gesù Cristo: l’abisso è superato.

 

Ora tu esisti, ma non esisti più per morire, come esisti adesso; esisti per vivere perché l’abisso tra la tua povera esistenza mortale e la vita di Dio è stato superato.

Ora tu esisti ragionando, ma non per brancolare nel tuo difficile scetticismo, ma per conoscere la Verità. Perché tra la tua ragione e la Verità, l’abisso è stato superato.

Ora tu vivi, ma non vivi in preda al tuo cuore oggi buono, domani cattivo e capace di cose ‘terribili’. Ora vivi e il tuo cuore può essere colmo della ‘assoluta’ bontà di Dio. L’abisso è stato superato.

Sono parole che si dicono con facilità queste, ma in realtà lasciatele entrare nella vita. Lasciate che la vostra paura e angoscia di morire si consoli della vita eterna che già possedete.

Lasciate che le vostre incertezze e i vostri dubbi siano dominati dalla Verità che già possedete.

Lasciate che il vostro cuore vacillante sia colmo della Bontà di Dio che già possedete, allora diventa la vita vissuta giorno per giorno.

E Lei è stata il luogo umano dove questo congiungimento si è avverato. Senza Maria nussun Cristo, e senza Cristo nessun Cristiano e nessuna Salvezza.

Ecco cosa ci lega questa sera.

 

Siamo profondamente felici, lo ripeto: perché Lei c’è!.

E se questo sentimento ci accompagna nella quotidianità, questa pace profonda, questa sicurezza misteriosa riesce a vincere tutto.

Consolazione diciamo: consolazione non è la gioia, è qualcosa di diverso. La gioia è qualcosa vivibile, semplice, ‘un bel mattino sereno’; ma la consolazione presume uno sfondo di dolore, ‘il mattino sereno dopo una bella burrasca’. La consolazione è un termine molto umano, profondamente nostro.

Noi quando abbiamo dei guai cerchiamo di evadere, di stordirci, di non pensarci, di far altro. Guardate che dono di Dio invece poter venire qui a portarci i nostri guai. Non abbiamo bisogno di bere sui nostri guai, non abbiamo bisogno di cercare di dimenticare. All’opposto, poiché l’abisso è stato superato, possiamo – in Dio – addirittura dolore crocifisso per noi, deporre tutta la nostra tragedia umana. Siamo davvero principi.

E l’Inno di consolazione oltre che ricordarci il perché siamo degni questa sera, e possiamo esserlo tutti i giorni della vita, ci dice anche il come.

 

Maria, subito, con chiarezza ci svela il segreto. “Dio ha guardata la mia umiltà

Vuoi che Dio ti guardi? Sii umile. Vuoi che Dio distolga da te i suoi occhi? Sii superbo.

Nessuno vuole che Dio distolga da lui il suo cuore. E allora non dire mai di no a Dio, ecco, non dire mai di no. Purtroppo dei no gli abbiamo detti tutti, forse ne diremo ancora, ma lasciamoci questa sera aiutare.

Ha guardato l’umiltà non solo della sua schiava, d’élite; ma la mia, la tua, la sua. Guarda l’umiltà di tutti. State certi perché Dio benedirà il mondo in maniera ‘straordinaria’ nella misura della umiltà che potrà trovare. Non c’è nessun altro modo di ottenere la grazia di Dio. Tre volte la Bibbia dice chiaro: “Dio dà la grazia a chiunque” e aggiunge, “e resiste ai superbi”. Abbiamo dunque un grande strumento in mano.

Non dite mai a Dio, fratelli e sorelle, “no”; anche se dire “sì” vi sanguina, ditelo lo stesso. Gesù l’ha fatto prima di noi.

Vi verrà in cuore allora una grande certezza, quella che Lei esprime nel suo Inno di consolazione: la sicurezza che Dio vince. La sicurezza che non siamo dei condannati ad un ergastolo duro, dove, checché se ne dica, solo i superbi con i loro pensieri; solo i ricchi, solo i potenti avranno sempre la meglio e la ‘poltiglia’ degli umili, degli schiacciati, non finirà mai. Se fosse così, avremmo tutti i diritti, prima di processare Dio, secondo di cadere nella disperazione più nera.

Ma, per Dio “mille anni sono un giorno”. Ma Dio è “l’Onnipotente Signore della storia”; Maria parla molto chiaro. Parla molto chiaro questa fanciulla di Nazareth che non sa di politica, si direbbe, parla molto chiaro!.

Qualunque capo di oggi, qualunque prepotente di oggi, qualunque ricco egoista di oggi, se sotto gli occhi, su queste tracce di Maria, ha di che tremare!. C’è proprio da dire: “tremate fratelli, trematevi, se Lei ha detto questo”. Perché tutto passa, ma queste parole ispirate da Dio, no!, non passeranno, anzi, si avverranno.

L’Inno della Consolazione di Maria è una grande pagina; se ogni giorno avessimo il tempo di, non dico di redigerlo, ma riviverlo un momento: la grandezza di questo dono – l’abisso è superato, posso sperare; posso essere nella Verità e nella Bontà; posso proprio, ed è così che sono cristiano. E so cosa fare, basta che cerchi di non dire: “no” a Dio e cioè, lo spirito diabolico della rivolta. E so, che le speranze umane saranno compiute e, perché no?!, anche attraverso la mia buona opera in ‘questa’ storia e in ‘questa’ mia vita, ecco perché sono qui. Se ho un cuore così, so perché vivo e farò qualche cosa in questo mondo a vantaggio di tutti.

Stupenda pagina di questo Inno di Maria. Ecco le offriamo stasera la nostra grande gioia che LEI CI SIA.

“Sei Tu”, “Sei Tu” così consolante.

Penseremo ogni giorno, ne incontreremo di facce belle e di facce brutte, ma la Tua faccia non la dimenticheremo. Il Tuo cuore, materno, vivo, che non tradisce “mai”; non sa neppure cosa sia la parola ‘tradire’. Cuore tuo sarà il nostro amico di ogni giorno.

Date questa pregnanza, questa ricchezza alla “Ave Maria, piena di grazia”. La sappiamo dire con tanta facilità, e ogni volta una goccia di pace entrerà nel vostro cuore, credete.

Una stilla di luce, un richiamo interiore, un brivido di gioia. I santi facevano così, non avevano grandi mezzi a disposizione, come diremmo noi oggi, avevano la disposizione di supremi mezzi di Dio che sono proprio questi.

Ecco allora la nostra festa ci conduce avanti, oggi è stato un giorno, come dire, festivo, ma voi sapete che vi sono sempre i giorni ‘festosi’. Se il tuo cuore è dono il tuo giorno è festoso. Anche se il pomeriggio è il più monotono del mondo.

È questo che ci auguriamo, perché molta gente ci incontrerà e vi dirà: “ah tu, ieri, sei andato alla Consolata”, “sì ci sono andato”, “ah, me ne accorgo!”.

Ah!, fatevelo dire: “me ne accorgo…”; fatevelo dire. Che vedano nei vostri occhi, nel vostro sorriso, nella vostra limpidezza che ci siete venuti; e che ci siete venuti, è proprio questo, statene certi, che la Vergine attende da voi.