Dall’Incarnazione alla Pasqua di Gesù
Due poli di un unico mistero.
La nuova firma indica un’esperienza e un’intelligenza diversa del mistero di Gesù; notiamo infatti che su 266 lettere e biglietti epistolari, 81 portano la firma di Teresa di Gesù Bambino, di cui 52 dopo il 10 gennaio1889; 54 Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo; 6 Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Ancora, dopo il 10 gennaio 1889, 61 portano la firma di Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo; 59 Teresa di Gesù Bambino; 10 Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo; una volta Teresa del Volto Santo (Pr 16).
L’assenza della congiunzione “e”, è indubbiamente predominante nel suo nome di religiosa e ciò fa pensare a una nuova dimensione teologica; tuttavia è evidente che ancora resta in Teresa l’attaccamento al nome di Gesù Bambino. Essa suggerisce un legame solido e complementare fra i due misteri che aprono e completano la storia della salvezza: la nascita nella carne del Verbo divino e il mistero della sua passione-morte e risurrezione cioè il mistero pasquale.
L’attrazione verso “Gesù Bambino” resta e non cessa di essere approfondita lungo tutto il corso della sua vita; a partire però dal suo postulandato assistiamo a un processo di inabitazione mutua dei due misteri, a un’intensa interazione dell’uno sull’altro. Le caratteristiche del Volto Santo sembrano colorare le proprietà di Gesù Bambino e viceversa, con la predominanza dell’uno o dell’altro a seconda della fase dell’itinerario di S. Teresa.
Il movente di lavoro di studio è comprendere il significato di fondo che spinge Teresa dal giorno della sua Vestizione, ad unire al suo nome, quello del “Volto Santo”. Seguitiamo la nostra ricerca lasciandoci condurre ancora da lei. Aggiungere questo secondo nome nella firma, rileva un approfondimento di capitale importanza nel suo cammino teologico e nella sua relazione vitale con Gesù. Abbiamo sottolineato gli anni che vanno dall’autunno del 1888 all’inverno del 1889, caratterizzati dalla forte irruzione del mistero del Volto Santo. Teresa scopre il “tesoro nascosto” del Volto sofferente di Gesù. Verso il 1893-1894 sembra prevalere ancora il “Dio nascosto sotto le sembianze di un Bambino”, ma la cui bellezza è rivestita e arricchita dei “nuovi fascini” della Passione e della Croce.
Tipica di questo periodo è la lettera indirizzata a madre Agnese il 21 gennaio 1894, mentre le presenta il quadro del “sogno di Gesù Bambino”. Esso raffigura i segni della passione che Gesù Bambino vivrà; ascoltiamo: “…Egli intravede in lontananza degli oggetti strani che non hanno alcuna somiglianza con i fiori primaverili. Una croce!…Una lancia!…Una corona di spine!… Ma tuttavia il Bambino Divino non trema: ecco ciò che sceglie per mostrare alla sua sposa quanto l’ama!…Ma non è ancora abbastanza: il suo volto infantile e così bello, lo vede sfigurato, sanguinante!… irriconoscibile! … Gesù sa bene che la sua sposa Lo riconoscerà sempre, che sarà al suo fianco, mentre tutti l’abbandoneranno; così il Bambino sorride a questa immagine insanguinata, sorride inoltre al calice colmo del vino che fa germinare i vergini.” (LT 156)
Gesù Bambino dunque, con i tratti della Passione e della sofferenza già evidenti nel presepe. Fino alla fine della sua vita Teresa, alternerà i due misteri con le loro rispettive proprietà, in un ritmo di costante reciprocità. Al termine della sua prova della fede, al vertice della sua esperienza mistica, unificherà nella verità di una sola figura cristologica le due fasi di Gesù, senza confusione né separazione. Le caratteristiche dei primi momenti e degli ultimi del “Verbo Divino”, della sua condizione umana sembrano accordarsi pienamente nell’animo di suor Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo. Le tre foto del 7 giugno 1897, di Teresa con in mano le due icone, testimoniano un viso spossato, ma rappacificato.
La poesia “Una rosa sfogliata” (P 51), redatta più tardi nel maggio 1897, è dedicata a Gesù Bambino e presenta una commovente descrizione dell’ armonizzazione dei misteri del Presepe e della Croce, unificati nell’animo di Teresa. Attraverso l’immagine di una rosa sfogliata fino a non esistere più, Teresa canta la “bellezza” del totale “abbandono” a Gesù, nell’unico fine di “provargli” il suo amore, di dire a questo “Bambino, bellezza suprema” che lei “vorrebbe addolcire verso il Calvario gli ultimi passi”.
“Per te devo morire, Bambino, bellezza suprema Che felice sorte! Nello sfogliarmi voglio provarti che t’amo O mio Tesoro! Sotto i tuoi passi di bimbo qui nel mistero Voglio vivere; e ancora vorrei addolcirti verso il Calvario Gli ultimi passi !”
E’ negli ultimi anni e specialmente negli ultimi mesi della sua vita, che Teresa realizza l’integrazione dei due misteri cristologici in un unica figura, quella del Figlio eterno, rivelante l’innocenza e la bellezza eccelsa dell’Amore misericordioso del Padre, operante in mezzo agli uomini. (LT 220) Il Volto Santo di Gesù diviene per lei “il viso di Dio dove la sua infanzia appare meglio nella sua bellezza nascosta”. Teresa ama tanto la passione, perché lei vi vede Gesù “bambino del Padre”, che in maniera straordinariamente sorprendente e totalmente libera, si abbandona nelle mani del Padre, fino al massimo grado, fino al parossismo dell’espressione umana della sua filiazione Divina.Da qui comincia il periodo in cui Teresa entra definitivamente nel fuoco del mistero d’amore del Redentore.