Il Volto Santo e Isaia cap. 53



Il noviziato


In questo periodo di noviziato Teresa contempla in maniera quasi costante il Volto Santo; riceve l’ispirazione mistica di immedesimarsi nella missione del Redentore. La devozione iniziale si muta in un’autentica mistica del Volto di Gesù:

Biglietto d’iscrizione di Teresa alla Confraternita del Volto Santo

“Guardando l’immagine del Volto Santo, mi sono venute le lacrime agli occhi: non è forse l’immagine della nostra famiglia?…le sue spine, straziandoci, lasciano esalare il profumo del nostro amore.” (LT 102)

La mistica Teresiana del Volto crocifisso, a questo punto del suo cammino spirituale, trova fondamento nel capitolo 53 di Isaia. La lettera 108 del luglio 1890 testimonia il grande influsso scritturistico:
“Ti mando un foglio che dice molto della mia anima; mi pare che anche la tua vi si potrà immergere… Celina, è passato tanto tempo! E già allora l’anima del profeta Isaia s’immergeva come la nostra nelle BELLEZZE NASCOSTE di Gesù…”

Teresa, ancora, in una lettera risponde a Celina, afflitta per il degrado di Gesù nel Sacramento del tabernacolo in una povera chiesa. Seguitando a leggere ancora Isaia fino al capitolo 63, Teresa medita su tre figure: il Servo sofferente, Gesù nella Passione e l’Eucaristia.


Ciò facendo, sottolinea la dimensione profetica ultima del testo di Isaia: la dimensione Eucaristica. Nell’Ostia lei vede irraggiare lo splendore del suo Volto (PR 2, 5 v°). Il suo desiderio di imitazione di Gesù, la conduce verso la dinamica dell’Amore salvifico annunciato da Isaia, realizzato in Gesù e proposto sacramentalmente nell’Eucaristia.

“Celina, poiché Gesù è stato “solo a spremere il vino” che ci offre da bere, a nostra volta non ci rifiutiamo di portare vesti tinte di sangue! Spremiamo per Gesù un vino nuovo che lo disseti, che gli renda amore per amore. Ah, non conserviamo una sola goccia del vino che possiamo offrirgli… Allora, guardando intorno a sé, vedrà che noi gli andiamo incontro per aiutarlo! Il suo viso era come nascosto!…Celina, lo è ancor oggi: infatti chi comprende le lacrime di Gesù? Celina cara, facciamo nel nostro cuore un piccolo tabernacolo, in cui Gesù possa rifugiarsi.

Scorcio del chiostro con la finestra della cella di Santa Teresa

Allora sarà consolato e dimenticherà ciò che noi non possiamo dimenticare: “L’ingratitudine delle anime che l’abbandonano in un tabernacolo deserto!…” “Aprimi, mia sorella, mia sposa, perché il mio volto è pieno di rugiada e miei capelli delle gocce della notte” (Cant. dei Cant.): ecco quello che Gesù dice alla nostra anima quando è abbandonato e umiliato! Celina, la dimenticanza, mi sembra che sia ciò che più lo fa soffrire!…” (LT 108)

Ricapitoliamo quindi la trama spirituale dell’itinerario teresiano circa la mistica del Volto Santo: Teresa legge il senso della grande prova causata dalla malattia del padre, alla luce del “Volto nascosto” del servo del Signore. Un Viso descritto profeticamente da Isaia, dipinto nel Velo della Veronica, diffuso dall’Oratorio di Tours nel suo dinamismo spirituale e comunicato nell’Eucaristia. “Gesù ci ha inviato la croce scelta nel modo migliore che ha potuto inventare nel suo immenso amore. Come lamentarci quando Lui stesso è stato considerato un uomo colpito da Dio e umiliato? (LT 108)

Vedremo comunque che, la prova della famiglia non è che propedeutica alla grande prova della fede. Al termine del suo noviziato, segnato dalla professione del 8 settembre 1890, Teresa è la sposa di Gesù, sovranamente libera nel seno della sofferenza; libera nel dolore della prova, perché gode della chiaroveggenza del suo Sposo. A 17 anni e mezzo, questa maestra di se stessa, è afferrata dal desiderio di una generosa collaborazione all’opera della salvezza.


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