Il noviziato: L’icona del servo sofferente
Il noviziato
Il padre sta entrando nella sua “Passione dolorosa”; Teresa, il giorno della sua Vestizione, dirà che fu il “suo trionfo e la sua ultima festa qui sulla terra”. In effetti la “sua gloria d’un giorno è seguita da una passione dolorosa”. Siamo alla fine di gennaio e si annuncia imminente l’entrata in questa “passione”; lei riconoscerà subito in lui “Gesù, che è là con la sua croce”.
Il 12 febbraio, dopo una grave crisi con allucinazioni, Luis Martin è internato al Buon Salvatore di Caen dove rimarrà per tre anni. Teresa è scioccata e scrive a Celina: “E’ possibile che io debba scriverti a Caen? Mi chiedo se sogno o sono desta…” ; è il 28 febbraio e più tardi riconoscerà che “questa croce era la più grande che potevo immaginare”. (LT 155) Teresa subisce la prova, ma non si lascia prendere dalla depressione, dall’abbattimento generatore di dubbio; la vive con un coraggio
straordinario, attinto dalla fede. Una fede che le permette di scoprire, nel padre gravemente ammalato, una duplice grazia di Dio: per lui, Louis Martin e per la sua famiglia. Teresa ravvisa nel padre: Gesù sofferente, il Servo sofferente.
Agli occhi di Teresa, la prova del padre è a sua volta benedizione e presenza di Dio; è Dio stesso che porta con e in L. Martin la croce, la sofferenza, debolmente e poveramente accettata. “Bisogna che il nostro diletto Padre sia amato tanto da Gesù per dover soffrire così. Ma non trovi che la disgrazia che lo colpisce è senz’altro il compimento della sua bella vita?… Oh! non sprechiamo la prova che Gesù ci manda: è una miniera d’oro da sfruttare. Vogliamo perdere l’occasione?” (LT 82)
Le lettere di Teresa fino al 1891 svilupperanno i temi della sofferenza, della croce, della prova percepita come grazia e benedizione. Per Teresa di Gesù Bambino, il Volto Santo diventa il modo espressivo più significativo, perché unisce insieme sofferenza e amore, e ciò lo ricordiamo, prende le mosse dalle sue prime comunioni, sviluppandosi poi in tutte le armonie salvifiche e fecondità spirituali dell’estate del 1887, con il sigillo della grazia del Natale 1886, fino a pervenire all’anno 1889, anno in cui appare con chiarezza il Volto Santo Adorabile di Gesù, Servo Sofferente.
“Tu mi hai nascosto per sempre nel tuo Volto”
Lo straordinario di Teresa in questo periodo non è solo il riverbero in sé, sempre più profondo, del mistero della malattia del padre, ma il vederla inserirsi volontariamente nella logica dell’abbassamento dell’Amore. Come una sposa sconvolta, lei condivide la stessa situazione del suo Sposo di sangue e di lacrime, la stessa condizione che riconosce nel suo Amato, il suo Diletto Gesù, che ama fino a essere bruciato, annientato per la violenza del peccato.
E’ da Gesù solo che Teresa, identificandosi con un “granello di sabbia”, desidera essere vista, unicamente dal suo sguardo, per comprendere quell’ amore che cerca con passione. Questo stesso Amore-Passione lo scopre in profondità nel Volto sanguinante di Gesù: “Ma (il granello di sabbia) desidera essere visto solo da Gesù! Se gli sguardi delle creature non possono abbassarsi fino a Lui, che almeno il Volto insanguinato di Gesù si volga verso di lui: non desidera che uno sguardo, un solo sguardo”. (LT 95)
Ecco ciò che Teresa spera: vivere fuori di se stessa, decentrata, rifugiata, nascosta nel Volto di Gesù, per essere affrancata da ogni peccato. Il granello di sabbia potrà trasformarsi in agente efficace di salvezza: “Gesù prenda il povero granello di sabbia e lo nasconda nel suo Volto adorabile: là il povero atomo non avrà più nulla da temere, sarà sicuro di non peccare più.
Il granello di sabbia vuole ad ogni costo salvare anime: bisogna che Gesù gli conceda questa grazia! Piccola Veronica, domandi questa grazia al Volto luminoso di Gesù!… (LT 95).
Senza fraintesi, Teresa percepisce la luce pasquale che emana dal Volto doloroso di Gesù. Scorge con gli occhi della fede e dell’amore, la bellezza, la verità di tale Amore infinito, un Amore che ama fino alla notte della Passione e della morte. I
l buio della morte è attraversato dai potenti raggi di luce che emanano dalla Vita del Risorto. Teresa coglie chiaramente questa luce pasquale e attesta la sua attesa del Cielo, mentre è infiammata dal desiderio di vivere l’umiliazione che ha vissuto Gesù: “Sì, il Volto di Gesù è luminoso, ma se in mezzo alle ferite e alle lacrime, è già così bello, che sarà dunque quando lo vedremo in Cielo? Oh, il Cielo, il Cielo!… Sì, per vedere un giorno il Volto di Gesù, per contemplare eternamente la meravigliosa bellezza di Gesù, il granello di sabbia desidera essere disprezzato sulla terra. Agnello diletto, domandi a Gesù che il suo granello di sabbia si sbrighi a salvare molte anime in poco tempo, per volare più sollecitamente verso il suo amatissimo Volto!… Io soffro, ma la speranza della Patria mi dà coraggio: presto noi saremo in Cielo: là non ci sarà più né giorno né notte, ma il Volto di Gesù farà regnare una luce senza pari!… (LT 95)