Teresa nuova Veronica
Siamo agli inizi del 1895, Teresa nel febbraio scrive la poesia “Vivere d’Amore”, siglando così un ulteriore inserimento nel mistero di Gesù servo sofferente. Teresa legge nelle lacrime del Volto di Gesù, tutto il dolore del suo Amore, ignorato, rifiutato, tradito; lacrime che Teresa, quale nuova Veronica, si sforza di asciugare per consolare il suo Cuore:
“Vivere d’Amore è asciugare il tuo Volto e ottenere perdono ai peccatori:
o Dio d’Amore! Che ritornino nella tua grazia e che in eterno benedicano il tuo nome! ”(P 17,11)
Questo gesto di asciugare il Volto di Gesù, asciugare le sue lacrime, rivela il realismo mistico cristiano più autentico. Ben lontano da una vana superstizione, il gesto traduce la com-passione della sposa per lo Sposo, il suo Amore, l’Amore di Gesù che ama fino alla Croce. “Ora il suo Volto è come nascosto agli occhi dei mortali, ma per noi che comprendiamo le sue lacrime in questa valle d’esilio…” (LT 117) che sappiamo il senso della sua Passione ed entriamo in simbiosi attiva con la follia del suo Amore, a noi, ha promesso di mostrare presto il “suo volto risplendente (LT 117) viso sconosciuto e amato che ci ha rapito per le sue lacrime”. (LT 120)
E’ con questa disposizione interiore e affettiva verso Gesù- Sposo, che Teresa si appresta a vivere l’ultimo atto della sua avventura terrena, il più proficuo ma pur tuttavia il più crogiolante: la prova della fede, che in 18 mesi la condurrà alle più sublimi vette della santità, immersa nella sofferenza come Gesù. La sua anima “sarà invasa dalle tenebre più fitte” in cui il pensiero del Cielo, un tempo così bello, diventerà un soggetto di “combattimento e di tormento”.